Il destino di Julian Assange è appeso a un filo. La decisione ora spetta ai giudici dell’Alta Corte di Londra

Il fondatore di Wikileaks è davanti all’ultimo processo che si terrà a Londra tra oggi e domani e che deciderà se dovrà essere estradato negli Usa per essere processato e scontare la sua pena

Il destino di Julian Assange è appeso a un filo. La decisione ora spetta ai giudici dell’Alta Corte di Londra

Queste saranno giornate decisive per Julian Assange (giornalista, attivista, esperto informatico e fondatore di Wikileaks), poiché i giudici potrebbero decidere di estradarlo negli Usa, che lo attendono da anni per punirlo, dopo che ha ottenuto e pubblicato tra il 2010 e il 2011, attraverso il sito web Wikileaks, centinaia di migliaia di documenti e video riservati relativi alle lotte in Afghanistan e in Iraq, oltre a comunicazioni segrete tra diplomatici americani. I capi d’accusa contro di lui sarebbero 18, tra cui ci sarebbero il reato di spionaggio e hackeraggio di file top secret, per cui rischierebbe in totale 175 anni di prigione.

I suoi legali vorrebbero ricorrere, in caso, che i giudici rigettassero il suo appello alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo entro 24 ore, prima del suo trasferimento negli Stati Uniti che potrebbe avvenire in tempi molti rapidi, dopo che sia la Corte Suprema che la ministra dell’Interno, Priti Patel, nel 2021 avevano dato il via libera alla sua estradizione.

Infatti da cinque anni egli è detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, dopo che per sette anni si era rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, proprio per scappare dal mandato di estradizione verso gli Usa e da quello della Svezia per via delle accuse da parte di due donne svedesi (procedimento decaduto). Nel 2019 però il Governo ecuadoregno gli aveva tolto lo status di rifugiato politico e, quindi, è stato subito arrestato dalla polizia britannica e trasferito nel prigione di massima sicurezza, vicino la capitale.

Per motivi di salute Assange non è presente in tribunale come era successo altre volte, a causa di una condizione precaria e certificata da medici terzi e delegazioni di organizzazioni internazionali e che ha portato ad un invecchiamento precoce, visibile nelle poche immagini che vengono rese pubbliche. L’attivista australiano, però, non è solo in quanto fuori dalla Royal Courts of Justice i suoi sostenitori, tra cui la moglie Stella Assange, stanno manifestando affinché Assange possa essere liberato e stanno invocando alla stesso tempo il diritto alla libertà di stampa e alla difesa dei diritti umani.

I legali di Assange hanno chiesto quest’ultimo ricorso sulla base di alcuni argomentazioni come ad esempio quella di non avere un giusto processo in America ma anche perché non è una cattiv apersona, piuttosto un uomo che ha rivelato nell’interesse pubblico la verità sui reati contro le persone e abusi dei diritti umani compiuti dagli Stati Uniti che altrimenti sarebbero rimasti segreti. Ora bisogna attendere il verdetto per scoprire quale sarà il destino di Julian Assange.

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