“Bisogna fornire supporto ed assistenza ai pedofili”. Parole di Coral e Paul Jones, i genitori della piccola April, uccisa a cinque anni proprio da un pedofilo nel 2012. La bambina stava giocando con la sua bicicletta proprio nei pressi della sua abitazione nella tranquilla cittadina gallese di Machynlleth, in quel nefasto 1° Ottobre, quand’è improvvisamente scomparsa. A nulla sono valsi i titanici sforzi della polizia per cercare di riportarla a casa viva: April è stata brutalmente uccisa. Ma ora la coppia si solleva in “difesa” dei pedofili, dichiarando che si tratta di persone malate, bisognose di sostegno da parte della comunità.
Le dichiarazioni di Coral e Paul Jones sono state rilasciate durante la presentazione del libro “April – A mother and father’s hearthbreaking story of the daughter they loved and lost” (April – La storia spezzacuore di una madre e di un padre, della figlia che hanno amato e perduto), edito dalla Simon & Schuster, una delle più grandi case editrici degli Stati Uniti. La coppia ha inoltre manifestato la speranza che il loro libro possa attirare l’attenzione su quanto sia semplice, per i pedofili, accedere a materiale raffigurante abusi sui bambini. E’ stato infatti dimostrato che l’assassino della piccola April, l’ex macellaio Mark Bridger, all’epoca 47enne, avesse visionato immagini pedopornografiche solo poche ore prima di rapire ed uccidere la bambina.
“E’ stata una liberazione riuscire ad esprimere alla gente ciò che abbiamo passato-ha affermato Paul Jones, citato dal The Guardian-quanto abbiamo sofferto. In secondo luogo, chi leggerà questo libro avrà una testimonianza diretta che queste cose accadono realmente. Il governo ed internet sembra che non stiano facendo abbastanza per arginare questo fenomeno. Spero che il libro possa aprire gli occhi alle persone, e che queste comincino a chiedersi perché non sia ancora stato fatto nulla”.
Ma lo stesso Paul ha anche voluto spezzare una lancia in favore dei pedofili, parlando così ai microfoni della BBC: “Se sei un pedofilo e non hai commesso alcun crimine, se chiedi aiuto, può essere solamente una buona cosa. Ma se non chiederai aiuto, potrai trasformarti in un altro Mark Bridger. Chiunque chieda aiuto merita una chance”. Alle parole del padre di April hanno fatto eco quelle di Coral Jones, che si espressa così in merito alla questione: “Se qualcuno dicesse ad un dottore <<Ho questo problema, posso essere aiutato?>>, sarebbe molto meglio provare a dargli una mano, prima che possa rovinare qualche altra famiglia”.
Il libro, riporta il The Guardian, descrive nei dettagli più orribili e minuziosi la tragedia dei Jones, del momento in cui realizzarono che la loro amata figlia era stata rapita, e l’agonia provata durante le fasi di ricerca, quando Bridger continuava a rifiutarsi di rivelare dove April si trovasse. “Il tappeto era stato strappato, e c’era un grosso pezzo di Persex (polimetilmetacrilato, un materiale plastico abitualmente utilizzato come sostitutivo del vetro, ndr) che copriva il luogo dov’era stato trovato il sangue di April-continua a raccontare Paul, riferendosi alla visita della coppia alla casa di Bridger, nella quale la loro bambina era stata tenuta prigioniera ed uccisa-ho camminato verso quel punto, ma Coral sembrava paralizzata”.
“Ho messo le mie mani sul caminetto, ed ho iniziato a piangere”, ha confessato l’uomo. Proprio il caminetto di Bridger è il luogo in cui l’ex macellaio aveva gettato il corpo della piccola, bruciandolo nel tentativo di cancellare le prove dell’omicidio. Nonostante la più grande campagna di ricerche mai organizzata nella storia della polizia britannica, infatti, di April non venne rinvenuto altro che alcuni frammenti d’ossa, e cenere. “Bridger non ha solo rapito la nostra preziosa bambina dalla strada, massacrandola a sangue freddo-ha spiegato Coral Jones-ma si è anche rifiutato categoricamente di dirci cos’era realmente successo in seguito, cosa lui le abbia fatto. E questo è un altro crimine, completamente differente. Le lacrime mi hanno annebbiato la vista quando mi sono distesa sul caminetto, cullando tutto ciò che rimaneva della mia piccola bimba tra le mie braccia”.
Coral ha inoltre reso noto di aver scritto una lettera da indirizzare a Bridger, per chiedergli di rivelare dove avesse nascosto le altre parti del corpo di April, ma di non avere mai trovato il coraggio di spedirla all’assassino. Il giudice che ha condannato Mark Bridger all’ergastolo ha annunciato che l’uomo non verrà mai rilasciato, per nessuna ragione. La precedente abitazione dell’uomo, nella quale April è rimasta segregata e vittima delle sue torture, prima di venire uccisa, è stata successivamente demolita.