Già nel secolo scorso molti grandi autori di fantascienza, avevano profetizzato l’avvento della “guerra robotica“, suggerendo come il futuro dell’umanità possa riservare conflitti a “perdite umane zero”, vedendo impegnati nell’ambito delle operazioni militari sul campo solamente robot controllati da remoto. Sebbene immaginare una guerra in cui né i civili, né tantomeno i militari stessi possano venire identificati come bersagli sia decisamente utopico, è tuttavia chiaro come i passi da gigante fatti dalla tecnologia abbiano permesso di introdurre armi sempre più avanzate, che non richiedono più la presenza umana sul campo per poter essere efficaci.
L’esempio per eccellenza di questo nuovo modo di “fare la guerra”, è senz’altro il drone. I droni consentono infatti di attaccare obiettivi distanti anche migliaia di chilometri, facendo intervenire direttamente sul campo delle operazioni solo la macchina, e controllandone le azioni da una postazione virtualmente sicura.
Ad oggi infatti, la guerra sta rischiando di assomigliare sempre più ad un “videogioco reale“: è sufficiente ascoltare le testimonianze di coloro che parteciparono al secondo conflitto mondiale, per comprendere quanto lo scenario sia cambiato in maniera incredibilmente rapida, nell’arco di soli pochi decenni.
Un video che sta girando in rete, mostra un drone controllato dalla RAF Waddington (una stazione della Royal Air Force britannica situata nella contea del Lincolnshire), impegnato sul fronte orientale, proprio durante le operazioni di localizzazione ed attacco nei confronti di obiettivi dell’Isis. L’intera schermata è incredibilmente simile a quella proposta da videogiochi come Call of Duty: la somiglianza tra la realtà ed i videogiochi è diventata talmente marcata, da rendere gli uni incredibilmente realistici da una parte, e l’altra pericolosamente “virtuale” dall’altra.
Il rischio maggiore, infatti, è proprio quello che la guerra finisca col venire percepita come un gioco. Nel filmato, girato dall’obiettivo del drone, si può notare il veicolo armato dell’Isis procedere lungo la strada, per poi tentare di nascondersi sotto le palme dopo che gli jihadisti si sono accorti della presenza del robot (tutt’altro che silenzioso).
A quel punto, uno di loro fa appena in tempo a fuggire, che l’obiettivo salta in aria con un’esplosione degna dei migliori film d’azione. In seguito alla diffusione del video, un portavoce del ministero della Difesa britannico ha affermato che: “Sebbene i terroristi abbiano cercato di nascondere il proprio veicolo sotto le palme, non ha potuto difendersi dal Reaper (“Mietitore” in inglese, il soprannome dato al modello di drone in questione, l’MQ-9, ndr)”. E’ stato poi reso noto che l’attacco in questione è avvenuto lo scorso lunedì 6 Luglio.
“Il Reaper ha successivamente distrutto un pick-up corazzato, che era stato convertito in una grossa autobomba”. Il drone era armato con missili AGM-114 Hellfire, originariamente concepiti per essere utilizzati dagli elicotteri per eliminare i mezzi corazzati; Hellfire, letteralmente “fuoco infernale”, è infatti l’acronimo di “Helicopter Launched Fire and Forget Missile” (con la locuzione “fire and forget” si intende un tipo di missile che non ha bisogno di essere guidato una volta lanciato, e permette di colpire il bersaglio anche se la linea di tiro non è pulita; “fire and forget” si può infatti tradurre in italiano come “spara e dimenticatene”, ndr).
I droni MQ-9 sono una delle armi più efficaci a disposizione della Coalizione per la guerra all’Isis. Il Generale T. Michael Moseley ha parlato così di questi straordinari velivoli: “Prima li utilizzavamo per operazioni di intelligence, sorveglianza, ricognizione. Ma dopo l’operazione Iraqi Freedom (il nome con il quale è conosciuta la guerra in Iraq in Inghilterra, ndr) abbiamo riconvertito i Reaper in vere e proprie macchine per cacciare ed uccidere”. Proprio come fosse un videogame.