A che ora è la fine del mondo? Non è una domanda da porre ai gruppi religiosi che si sbizzarriscono nel prevedere l’Apocalisse, ma è una domanda da fare agli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, che quest’anno hanno deciso di lasciate le lancette dell’orologio dell’Apocalisse, il Doomsday Clock, a cento secondi dall’ora X, cioè l’ora che segnerà la fine della civiltà umana.
Il Doomsday Clock fu creato nel 1947, all’indomani della seconda guerra mondiale, e si proponeva di capire quanto tempo avrebbe impiegato il mondo per finire sotto i colpi di una guerra nucleare. Un olocausto che fortunatamente non c’è stato. Da allora, gli scienziati hanno continuato a regolare le lancette dell’orologio basandosi su altri criteri: come le tensioni geopolitiche, i danni all’ambiente, l’abuso della tecnologia, l’aumento della povertà, gli scontri sociali, oltre, naturalmente, al dilagare delle pandemie.
Ma perché gli scienziati hanno deciso di lasciare le lancette a cento secondi dall’Apocalisse anche quest’anno, soprattutto alla luce del Covid che sta causando danni economici, sociali e sanitari? È un segnale positivo o negativo? Secondo i membri del Bulletin of the Atomic Scientists, il fatto che le lancette restino ferme non dev’essere considerato un segnale positivo, perché vuol dire che il mondo rimane ancora sospeso tra disastro finale e rinnovamento generale, tra fine del mondo e inizio di una nuova era.
Gli elementi che potrebbero scatenare l’Apocalisse sono diversi. Nell’elenco rientrano le tensioni politiche internazionali tra le tre principali superpotenze, ovvero Cina, Russia e Stati Uniti, lo sviluppo di missili iper-sonici, la sperimentazione di armi anti-satellite, la minaccia del terrorismo islamico, il pensiero anarchico, le ideologie innaturali, la fine della famiglia, l’abolizione delle distinzioni sessuali ecc. Tutti fattori che spingono le lancette del Doomsday Clock verso la simbolica mezzanotte.
In ogni caso, gli scienziati ricordano che l’orologio dell’Apocalisse non dev’essere considerato solo un simbolo di pericolo, ma anche di speranza. A sostegno della seconda tesi, citano tutte quelle realtà che fanno sperare bene per il destino del mondo. Come, per esempio, i maggiori accordi tra le nazioni, le politiche concrete sulle energie rinnovabili, i programmi di prevenzione e tracciamento di malattie trasmesse dagli animali all’uomo, il sostegno economico dei Paesi ricchi a quelli poveri, le politiche mirate a difendere i più deboli.
Insomma, se da un lato l’uomo continua a giocare alla roulette russa, rischiando l’estinzione a causa delle sue azioni scellerate, dall’altra c’è una maggiore reazione da parte di quanti hanno capito che, per auto-conservarsi, è necessario adottare politiche diverse rispetto a quelle adottate fino ad adesso. Una consapevolezza che potrebbe anche riportare le lancette dell’orologio molto indietro rispetto a quanto si trovano adesso. Con buona pace degli scienziati e di quei gruppi religiosi che sembrano non aspettare altro che la fine del mondo