Quando Glenna Duram ha pianificato la morte del marito non si sarebbe mai aspettata un’interferenza da parte del pappagallo di casa. Il 20 luglio 2017 è stata emessa la condanna a primo grado per l’omicidio di Martin Duram, giudicando la moglie colpevole. L’atto criminoso è avvenuto nel maggio del 2015, la vittima 46enne è stata uccisa con cinque colpi di pistola dalla moglie che, dopo l’omicidio, ha provato a togliersi la vita a sua volta.
Glena Duram è tuttavia sopravvissuta alla ferita alla testa autoinferta e si è trovata a fronteggiare una testimonianza inaspettata, quella del pappagallo del marito. Gli investigatori, nella ricostruzione della scena del delitto, hanno stabilito che la donna ha sparato al marito proprio davanti al pappagallo di quest’ultimo che ha così memorizzato le ultime parole dell’uomo.
La scoperta della inconsapevole testimonianza è stata fatta dalla ex moglie di Martin Duram, Christina Keller, la quale si era presa cura del volatile dopo la morte del suo padrone. Dopo qualche giorno dalla morte di Martin, Christina ha sentito il pappagallo imitare la voce del precedente padrone ripetendo una frase agghiacciante: “Non sparare.”
Nella frase riportata continuamente dal pappagallo era presente anche una parolaccia, “don’t f**** shoot”, la quale era una tipica espressione attribuita alla vittima. La BBC ha in seguito riportato che il pappagallo cenerino non è stato infine considerato come prova durante il processo nonostante l’insistenza degli avvocati. I genitori di Martin hanno dichiarato di essere convinti che le parole ripetute dal pappagallo siano effettivamente quelle del figlio.
Bud, il pappagallo cenerino africano, è diventato a sua insaputa il protagonista di un caso di omicidio e, nonostante le sue parole non abbiano un peso giuridico, sono rimaste nei cuori e nei ricordi dei famigliari della vittima e di tutti coloro che hanno assistito al processo. Glenna Duram saprà quale pena dovrà scontare entro il mese d’agosto 2017.