Giornalista saudita ucciso e fatto a pezzi con una sega “su ordine dei vertici" di Riad

Un giornalista saudita, Jamal Khashoggi, sarebbe stato ucciso e il suo corpo fatto a pezzi con una sega ossa. Questo quanto riportato dal New York Times e dal Washington Post citando fonti autoritarie ed attendibili

Giornalista saudita ucciso e fatto a pezzi con una sega “su ordine dei vertici" di Riad

La morte del giornalista saudita Jamal Khashoggi, assassinato a Istanbul, nel consolato del suo Paese, sarebbe stata ordinata “dai più alti livelli della corte reale” di Riad.

Dalle notizie riportate, il giornalista sembrerebbe che sia stato ucciso nel giro di due ore da una squadra di agenti sauditi; poi come nel film Pulp Fiction, il suo corpo è stato fatto a pezzi con un sega ossa. I suoi resti sarebbero poi stati portati fuori dal consolato e nascosti dentro un minivan nero.

La notizia è stata diffusa dal New York Times e dal Washington Post citando come fonte anonima degli alti esponenti della sicurezza turca. Il NYT lascia comunque aperta l’ipotesi che il giornalista sia stato rapito e non ucciso anche se “è passata più di una settimana da quando è stato visto l’ultima volta, la possibilità che sia vivo è diminuita”.

Le accuse, le ipotesi e la difesa

Secondo quanto riportato si tratterebbe di un omicidio premeditato.

Un reportage della tv privata turca, Kanal 24, mostra le ultime immagini del giornalista saudita che entra nel Consolato del suo Paese a Istanbul e quelle di un minivan nero uscito poco dopo. La rete turca sostiene che all’interno del veicolo ci fosse il corpo del reporter successivamente parcheggiato in un garage nella residenza del Console saudita.

A confermare l’omicidio di Jamal Khashoggi ci sarebbero poi le informazioni rilasciate dal quotidiano Sabah. La redazione ha pubblicato foto e nomi di 15 agenti dei servizi sauditi, definiti lo “squadrone della morte”, giunti a Istanbul lo stesso giorno della sparizione del reporter, visti al consolato e vicino alla residenza del Console e ripartiti dopo poche ore dalla sede diplomatica di Riad.  

Le accuse sono state tutte respinte dai funzionari sauditi e dallo stesso principe ereditario Mohammed bin Salman. Questi affermano che il giornalista abbia lasciato l’edificio di sua spontanea volontà. Inoltre, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, chiede prove che dimostrino le accuse rivolte.

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