Dici marò, pensi all’India: l’associazione è pressoché inevitabile, vista l’attenzione mediatica che si è formata attorno allo spinoso caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri di marina arrestati nel febbraio 2012 dalle autorità indiane con la controversa accusa di omicidio nei confronti di due pescatori locali.
Eppure la gestione del caso da parte delle istituzioni politiche italiane non è mai stata aggressiva anzi, più volte il Governo del nostro Paese ha tentato la via della pace con l’India, nonostante siano oramai grottescamente lapalissiani tutti gli errori fatti in sede processuale da parte delle eteree autorità di New Delhi.
Adesso però, dopo più di quattro anni di tira e molla, la linea italiana sulla questione marò si è notevolmente ammorbidita (semmai si possa dire sia stata dura), tant’è che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha incontrato – per la prima volta dal 2012 – il suo corrispettivo indiano Sushma Swaraj durante una visita a Roma di quest’ultima, per discutere delle relazioni tra le due nazioni.
Sul tavolo delle discussioni sono finiti numerosi argomenti, nella fattispecie proposte di collaborazione tra India ed Italia per quel che concerne la guerra al terrorismo, gli sviluppi dell’ambito della ricerca scientifica ed il potenziamento della partnership commerciale.
La distensione è stata possibile grazie anche al ritorno in patria dei due marò, riguardo al quale lo stesso Gentiloni si è espresso con queste parole: “E’ importante, ora che i nostri fucilieri di Marina sono in Italia, che riprendano gradualmente le relazioni con l’India, un Paese così cruciale per la scena internazionale“.
La controversia sui due fucilieri del Battaglione San Marco non è però ancora stata risolta, tant’è che sarà ora necessario attendere il verdetto finale della Corte Arbitrale Internazionale dell’Aja per capire se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone potranno definirsi finalmente liberi o meno.