Gaza, soldati israeliani: “Nostre tattiche pericolose per civili”

Breaking the Silence ha raccolto le interviste rilasciate da alcuni soldati israeliani: "Avevamo ordine di sparare su chiunque, nessun rispetto per le regole d'ingaggio e per la vita dei civili". Il professor Sands: "Mentalità di Israele preoccupante"

Gaza, soldati israeliani: “Nostre tattiche pericolose per civili”

Dopo che gran parte del mondo civilizzato si è espresso pubblicamente contro l’occupazione impropria architettata da Israele ai danni dello Stato palestinese, sono giunte delle clamorose rivelazioni provenienti proprio da alcuni soldati israeliani, che hanno sollevati dubbi riguardo alla legittimità di alcune tattiche militari utilizzare per la guerra a Gaza. Secondo quanto riportato dal The Guardian infatti, sarebbero circa 60 i militari israeliani che avrebbero espresso forte dissenso nei confronti delle tattiche che Israele ha utilizzato per la conduzione del conflitto.

Queste preoccupazioni sono state raccolte in forma anonima dal gruppo per i diritti umani Breaking the Silence, nell’ambito di un’accurata inchiesta riguardante la guerra nella striscia di Gaza, e fanno capo a dozzine di interviste rilasciate da soldati di Israele di grado variabile (il quotidiano britannico afferma che alcune di esse siano state rilasciate da Maggiori dell’esercito).

Secondo queste testimonianze, molti soldati avrebbero deliberatamente ignorato le regole d’ingaggio; ad esempio, ad alcuni soldati veniva ordinato di sparare indiscriminatamente contro chiunque guardasse in direzione della loro postazione, considerando qualsiasi passante come un “ricognitore nemico da abbattere”. Inoltre, i soldati israeliani non si sono fatti alcuna remora nell’utilizzare mortai ed esplosivi nei pressi dei civili.

Il professore di Legge dell’University College di Londra Phillipe Sands, specialista in diritto internazionale, ha descritto queste testimonianze come “Esempi preoccupanti di mentalità e metodologia”. Sands ha poi affermato riguardo alle interviste-scandalo dei militari israeliani che: “Forse verrà detto che saranno parziali e discriminatorie, ma sicuramente non potranno essere ignorate o lavate via, poiché vengono direttamente da chi ha vissuto quell’esperienza sul campo: la legge richiede apposite investigazioni, e l’apertura di un’inchiesta”.

Nonostante il Governo israeliano abbia sempre millantato di fare tutto il possibile per proteggere i civili, infatti, i racconti dei militari che hanno combattuto quella guerra parlano di una situazione completamente diversa dalle favole spacciate dai politici: secondo le testimonianze raccolte, l’ordine primario era quello di minimizzare le perdite israeliane, anche a costo di ferire o uccidere i civili palestinesi.

Inoltre, secondo quelle stesse confessioni, l’argomento dell’alto numero di perdite civili tra la popolazione è stato trattato, nelle riunioni successive al conflitto, come un “obiettivo raggiunto” dagli ufficiali, che avrebbero affermato che i massacri sarebbero serviti da deterrente, facendo sì che Gaza potesse rimanere tranquilla per almeno altri cinque anni.

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