Sono tante le frasi che, ogni giorno, le croniste che si occupano di politica parlamentare in Francia sono costrette a subire dagli addetti ai lavori. Dichiarazioni sessiste, perlopiù, del tipo: “Perché una maglia accollata e non una scollatura?”, oppure “Rispondo a lei perché ha un bel vestito”, o la classica “Questa è proprio una domanda da donne”. E questi episodi, vissuti ogni giorno da decine di giornaliste, hanno voluto raccontarli 40 croniste sulle pagine del quotidiano Libération, in un manifesto dall’eloquente titolo ‘Giù le zampe’.
“Siamo consapevoli che facciamo il nostro lavoro in condizioni estremamente privilegiate rispetto alla maggioranza delle donne francesiche rispetto alle nostre colleghe dei media regionali. Ma il fatto che queste pratiche, che sono il calco di quello che succede tutti i giorni in strada, nelle fabbriche e negli uffici, coinvolgano degli eletti della Repubblica incaricati di fare la politica, ci spinge a denunciarli. Questi personaggi appartengono a tutte le famiglie politiche senza eccezioni, navigano a tutti i livelli di potere e non hanno diritto a nessuna impunità. Come tutti gli altri”.
Tutti ricordano il caso di Dominique Strauss-Kahn, l’ex direttore del Fondo monetario internazionale arrestato per una presunta violenza sessuale a una cameriera (e poi archiviato); ebbene, questo tipo di comportamento con le giornaliste era un suo ‘marchio di fabbrica’, secondo gli addetti ai lavori. Una situazione nota a tutti, ma che divenne di dominio pubblico solo dopo lo scoppio dello scandalo. Poteva essere un punto di svolta, e invece nulla è cambiato:“ che il nostro lavoro prevede rapporti di vicinanza e legami di fiducia con le nostre fonti. Ma dobbiamo constatare che noi non siamo nella stessa condizione dei nostri colleghi uomini, a causa degli imbarazzi provocati dall’ambiente sessista. Finché la politica sarà nelle mani di uomini eterosessuali e sessantenni, niente cambierà“, l’amara conclusione del manifesto.