Eni arrivano i primi barili di petrolio dal Kashagan

L’Eni, prima nell’export di petrolio dal Kashagan in Kazakhstan. Eni punta a estrarre tra i 150 e i 180 mila barili, circa 230 mila barili al giorno risultati che prevede di raggiungere nei mesi di novembre e dicembre

Eni arrivano i primi barili di petrolio dal Kashagan

Il ministro dell’Energia kazako ha annunciato l’esportazione del petrolio estratto nel giacimento del Kashagan nel Kazakistan, precisamente nella parte nordorientale del Mar Caspio, attraverso due oleodotti. Infatti, secondo il comunicato finanziario sono partite 7.700 tonnellate di petrolio attraverso l’oleodotto privato Cpc e 18.800 tonnellate utilizzando l’infrastruttura operata dalla società controllata dallo Stato KazTransOil.

Nel comunicato si evince che il petrolio greggio è stato estratto da quattro pozzi che hanno fruttato circa 90 mila barili. Il progetto iniziale stabilisce un aumento della produzione da 150 a 180 mila barili al giorno una previsione che toccherà i prossimi mesi di novembre e dicembre. Inizialmente si contava di raggiungere i 230mila barili al giorno. Purtroppo, al momento si è raggiunto solo il 30% dell’estrazione, una percentuale inferiore, ma non meno importante per assicurarsi l’obiettivo stabilito.

Il Ministro dell’Energia fa presente che non si rispetteranno le linee guida dell’Opec, le quali imponevano una riduzione della produzione del petrolio. Infatti, durante la conference call sui conti del secondo trimestre Eni, è emerso che entro marzo 2017 il giacimento nel Kashagan potrebbe produrre circa 370 mila barili al giorno.

Nella compagnia di estrazione del Kashagan sono inserite la compagnia petrolifera italiana che detiene una quota del 16,81%, con gli altri partner quali: “la KazMunayGas (16,88%), ExxonMobil (16,81%), Shell (16,81%), Total (16,81%), la Cnpc (8,33%) e Inpex (7,56%)”.

Il campo del Kashagan è stato rilevato nel 2000. Infatti, Eni ha subito percepito le potenzialità del maxi-giacimento. Purtroppo le problematiche dei lavori hanno avuto una serie di rallentamenti, che hanno generato ritardi sproporzionati nell’estrazione del greggio con ulteriori aggravi di costi, parliamo di un investimento di circa 50 miliardi di dollari.

Gli analisti di Mediobanca Securities hanno esplicitamente dichiarato: “Riteniamo l’avvio del campo Kashagan una notizia positiva per Eni, in quanto aumenta la visibilità sulla crescita della produzione nel prossimo anno”. Gli stessi analisti, infatti, sostengono la previsione di un aumento del 5% della produzione di greggio nel 2017 nel solo campo del Kashagan.

È importante ricordare che nel 2001 fu il Cane a sei zampe a prendere il ruolo di capofila del consorzio dopo la scoperta del giacimento. Successivamente valutata l’entità del mega investimento, stabiliti i costi per supportare il progetto in tutta la sua grandezza, la compagnia si è estesa. La conseguenza dell’espansione ha portato a fari si, che ogni società ha avuto un ruolo importante mirato nella responsabilità dei lavori di gestire del giacimento.

Le problematiche legate al giacimento del Kashagan sono svariate, infatti è da considerare che copre una area vasta geografica, paragonabile alla sola area metropolitana di Londra. Le sole riserve sono stimate in circa 35 miliardi di barili di olio, è da considerare che l’estrazione del greggio avviene non sempre in condizioni meteo favorevoli, riportando ritardi notevoli nell’esportazione del petrolio.

Eni ha annunciato, non solo che dopo una serie di ostacoli la produzione del petrolio greggio è finalmente partita. Prospetta un aumento che punta a raggiungere il livello di 180.000 barili al giorno, con un target di 370.000 barili al giorno. Ci si auspica che tale previsione venga raggiunta entro dicembre 2017.

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