Nelle ultime ore si sta facendo sempre più strada la possibilità che la candidata democratica alle ultime elezioni presidenziali statunitensi, Hillary Clinton, possa procedere alla richiesta di un clamoroso riconteggio dei voti nei decisivi stati del Wisconsin, del Michigan e della Pennsylvania, nei quali la Clinton è stata battuta di strettissima misura da Trump, per un totale di meno di 100.000 voti, a fronte di un’affluenza alle urne di circa 130 milioni di americani.
A insistere sul riconteggio è un gruppo di esperti che, dopo aver analizzato una serie di parametri e di precedenti, afferma che le votazioni nei tre piccoli stati possano essere state manipolate da hacker informatici, forse di origine straniera (russi?), che si sarebbero infiltrati nel sistema informatico che gestisce i voti elettronici, per far si che Donald Trump potesse conquistare il numero di “Grandi Elettori”, sufficiente a trionfare e divenire così il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Va altresì considerato che la Clinton, dagli ultimi conteggi in continuo aggiornamento, pare abbia ottenuto oltre 2 milioni di voti in più di Trump, attestandosi a oltre 64,2 milioni di voti contro i 62,2 dello sfidante, con ben 1,6% in più di preferenze.
Era dal 1876 che un Presidente degli Stati Uniti non veniva eletto con un numero di voti di molto inferiore all’avversario e anche in quel caso, ovviamente, le polemiche non mancarono.
Tuttavia sono molti i dubbi che stanno spingendo i Democratici a non fare ricorso, in quanto poi un’eventuale conferma dei risultati getterebbe ulteriore discredito nei confronti di un Partito e della sua candidata che partivano nettamente favoriti e che sono poi usciti con le ossa rotte dal confronto con il Tycoon newyorkese. Pertanto nelle prossime ore verrà presa una decisione, in quanto i termini per presentare il ricorso, chiedendo il riconteggio dei voti, si chiuderanno venerdì 25 novembre.