Una vicenda che ha lasciato senza parole la comunità egiziana. Un ragazzo di 13 anni è stato fermato dalla polizia dopo aver gravemente contuso un coetaneo e aver compiuto su di lui gesti incomprensibili. L’episodio, avvenuto in un quartiere residenziale, è ora al centro di un’inchiesta giudiziaria e psicologica che cerca di chiarire le motivazioni di quanto accaduto.
Dalle ricostruzioni fornite dagli inquirenti, il giovane avrebbe invitato un compagno di scuola nella propria abitazione mentre i genitori erano assenti. In quella circostanza avrebbe perso il controllo, colpendo ripetutamente l’amico con un bastone e utilizzando successivamente alcuni attrezzi da lavoro del padre.
Poi, in preda a una curiosità che lui stesso ha definito “impossibile da spiegare”, avrebbe compiuto altri atti sul corpo del coetaneo, descrivendo poi ai poliziotti dettagli che hanno destato forte sconcerto. Il ragazzo, identificato con le iniziali Y.A., ha raccontato agli investigatori di aver agito spinto dal desiderio di “provare ciò che aveva visto nei film e nei videogiochi”, aggiungendo che “voleva capire come fosse nella realtà”. In una dichiarazione che ha colpito per la sua freddezza, riferendosi alle parti del corpo dell’amico consumate, ha affermato che “sapeva di pollo impanato”.
Le parole hanno trovato riscontro preliminare negli accertamenti medico-legali condotti dal personale sanitario incaricato. Le forze dell’ordine sono arrivate al giovane dopo il ritrovamento di alcuni resti in diverse zone della città: vicino a un centro commerciale, in una piscina e sotto un ponte. Tutte le tracce hanno condotto all’abitazione della famiglia di Y.A., dove gli investigatori hanno trovato ulteriori elementi utili all’indagine.
Il tredicenne è stato subito affidato alle autorità minorili e trasferito in una struttura protetta. I test tossicologici cui è stato sottoposto hanno escluso l’assunzione di sostanze, ma la magistratura ha disposto una perizia psichiatrica completa per valutare la capacità di intendere e di volere del ragazzo.
La vicenda ha stimolato nel Paese un ampio confronto tra esperti, educatori e famiglie sul rapporto tra i più giovani e l’universo dei media violenti. Psicologi e docenti sottolineano l’importanza di una maggiore attenzione alla salute mentale dei ragazzi e ai segnali di isolamento o disagio comportamentale, che spesso possono passare inosservati. Intanto la comunità scolastica cerca di elaborare quanto accaduto. Le autorità locali hanno annunciato un potenziamento dei programmi di supporto educativo e psicologico, nel tentativo di prevenire episodi analoghi e promuovere un dialogo più stretto tra genitori, insegnanti e studenti. L’indagine intanto prosegue, con l’obiettivo di comprendere fino in fondo le cause che hanno portato un adolescente a compiere azioni così estreme.