Egitto, misteriose costruzioni sotto la Piramide di Chefren. Hawass: "Fake news da dilettanti"

I ricercatori italiani Corrado Malanga e Filippo Biondi avrebbero scoperto delle misteriose strutture sotto la Piramide di Chefren, ricerca illustrata in questi giorni in un convegno a Bologna. Ma secondo gli egittologi si tratta solo fantarcheologia.

Egitto, misteriose costruzioni sotto la Piramide di Chefren. Hawass: "Fake news da dilettanti"

Quando si parla di Antico Egitto e piramidi non si può rimanere che affascinati. Anche i non addetti ai lavori si sono sempre stupiti davanti a queste costruzioni antiche di millenni, e dinanzi alla cultura egizia impregnata di religione e magia. Ma come si sa attorno agli antichi egizi da sempre circolano alcune teorie del complotto o comunque notizie che non hanno nessuna evidenza scientifica. Di questi giorni la notizia di una sorprendente scoperta archeologia firmata da due studiosi italiani, il professor Corrado Malanga e il professor Filippo Biondi. 

I due hanno sostenuto di aver concluso una ricerca sensazionale sulla Piana di Giza, in particolare nella piramide attribuita a Chefren, la seconda in ordine di grandezza, affermando che sotto di essa si celerebbe un complesso sistema di stanze sotterranee. Utilizzando la tecnologia SAR ovvero Synthetic Aperture Radar, i due ricercatori hanno affermato in un recente convegno tenuto a Bologna di aver trovato cinque groosse strutture alla base della piramide collegate con passaggi. Ognuna di queste conterrebbe cinque livelli orizzontali con costruzioni tipiche che ricorderebbero il famoso e leggendario Zed della Grande Piramide. E non solo. La scoperta forse più sensazionale di tutte sarebbe la presenza di 8 pozzi a spirale che scenderebbero nel terreno per una profondità di 648 metri. Tali strutture convergerebbero al di sotto della piramide in due enormi cubi sotterranei le cui misure sarebbero di 80 metri per lato e farebbero parte di un sistema che si snoderebbe per circa 2 chilometri nella Piana di Giza. Peccato però che gli egittologi abbiano smentito la notizia.

Hawass: “Mai dato nessun permesso, fake news da dilettanti”

Da quanto si apprende dalla Rete le ricerche dei due studiosi italiani sarebebro state sottoposte a revisione paritaria, tecnica appunto del “doppio cieco”, e quindi la scoperta avrebbe molto valore scientifico. A non pensarla così sono gli egittologi, in particolare Zahi Hawass, archeologo ed ex ministro egiziano del turismo e delle antichità, il quale dirige appunto attualmente le ricerche sotto la Grande Piramide di Giza. “Tutte queste informazioni sono completamente sbagliate e non hanno assolutamente alcuna base scientifica” – ha riferito Hawass.

L’archeologo precisa che il Ministro del Turismo e delle Antichità egiziano non ha dato a nessuno il permesso di effettuare tali ricerche nella Grande Piramide, men che meno con uno strumento come il SAR. “Il ministero del turismo e dell’antichità non ha dato il permesso a nessun individuo o istituzione di lavorare all’interno o all’esterno della Piramide di Chefren. Inoltre, l’affermazione che un radar sia stato utilizzato all’interno della piramide è falsa” – informa Hawass. L’esperto ci tiene a precisare, riferendo tutto al Daily Mail, che “queste persone (riferendosi ai ricercatori italiani ndr) che hanno annunciato queste informazioni errate, hanno usato tecniche che non sono state approvate né convalidate, i dettagli annunciati non sarebbero mai stati visti usando questa tecnica” – spiega Zahi Hawass. 

Sia Malanga che Biondi hanno sempre sostenuto di provenire da contesti universitari, in particolare Malanga è noto per i suoi controversi studi sugli UFO e sui cosiddetti rapimenti alieni argomenti da sempre ritenuti “teorie del complotto” da parte della comunità scientifica. Biondi ha sostenuto di aver lavorato anche presso l’Università di Strathclyde in Scozia mentre Malanga secondo quanto si legge nel suo curriculum e tramite il suo sito web avrebbe insegnato presso il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’università di Pisa.

Sicuramente questa ricerca è destinata nuovamente a spaccare in due la pubblica opinione. Sui social nel frattempo i due ricercatori italiani sono stati sostenuti da schiere di fan che ritengono le parole degli egittologi come offensive della reputazione dei due studiosi italiani. Dall’altra parte la comunità scientifica fa presente come nella ricerca in questione non ci sia nulla di provato, per questo la ricerca come ha dichiarato il professor Jane Draycott, docente di storia antica all’Università di Glasgow, “non ha nessun fondamento” e tutto quello illustrato dagli studiosi italiani per lui sarebbe “una completa e totale assurdità”.

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