Donne afghane: il coraggio di rivendicare il diritto allo studio e al lavoro

Ciò che si temeva sta accadendo e sotto gli occhi di un mondo sempre più distratto: col negare alle ragazze e alle donne afghane il diritto di frequentare la scuola e di lavorare, i talebani tentano di ricacciarle in una condizione di schiavitù.

Donne afghane: il coraggio di rivendicare il diritto allo studio e al lavoro

Lentamente si stanno spegnendo i riflettori sull’Afghanistan. Sulle prime pagine dei giornali quasi non se ne trova più traccia. Per saperne qualcosa bisogna sfogliare le pagine interne e anche qui non sempre si trovano notizie.E’ la legge dell’informazione: bisogna dare in pasto al pubblico notizie sempre fresche, sennò la gente dopo un po’ si stanca e cambia giornale o spegne la tivù.

Da quanto trapela, soprattutto in relazione alla condizione femminile, si sa della protesta a Kabul di un gruppo di donne davanti al Ministero dell’Istruzione per rivendicare il loro diritto allo studio. Vestite di nero e con la bocca sigillata con lo scotch, hanno inscenato un sit-in silenzioso contro la decisione dei talebani di autorizzare solo insegnanti e studenti maschi a riprendere le lezioni.

Anche nella città di Herat, seppure in un quartiere periferico per evitare la reazione dei talebani, un gruppo di studentesse sono scese in strada esibendo striscioni nei quali si chiedeva di riaprire le scuole alle donne. “Chiediamo che tutte le ragazze tornino nelle loro scuole” hanno spiegato “e che a tutte le donne sia permesso di tornare al lavoro”.

Venerdì scorso il Ministero dell’Istruzione talebano ha consentito ai ragazzi dalla sesta alla dodicesima classe e ai loro insegnanti maschi di tornare a scuola. Non così alle ragazze e alle insegnanti donne.Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha detto che le ragazze torneranno in classe il più presto possibile, ma i fatti sembrano andare nella direzione opposta.

Anche sul fronte del lavoro le cose non vanno meglio: ieri alle dipendenti che lavorano nella pubblica amministrazione della città di Kabul è stato detto di rimanere a casa ed è stato consentito di lavorare solo alle donne che non possono essere sostituite da uomini.

Proibire alle ragazze di frequentare la scuola è come seppellirle vive. Non lasciate che questo incubo si trasformi in realtà” ha detto al Post Aryan Aroon, attivista e scrittore afghano che è riuscito a lasciare il paese prima che arrivassero i talebani.

Il Ministero delle donne è diventato il Ministero per la prevenzione dei vizi e la promozione delle virtù e non c’è chi non veda in questo un segnale dal profondo significato simbolico. Intanto sui social è partita la campagna “WhitoutmysisteriwillnotgotoschoolSenza mia sorella a scuola non ci vado attraverso la quale molti ragazzi esprimono solidarietà alle coetanee.

La squadra del governo è stata completata con una lista di viceministri, ma non c’è nessuna donna tra i nominati. Il portavoce dei talebani ha detto che le donne potranno essere aggiunte dopo. Difficile credergli.

Continua a leggere su Fidelity News