Dismorfofobia, il dramma di Alahan: "Sono troppo brutta per vivere"

Ha fatto scalpore la storia di Alanah Bagwell, ventenne inglese affetta da una dismorfofobia che l'aveva spinta ad isolarsi dal resto del mondo per ben quattro anno: "Mi vedo ancora orribile, ma adesso so gestire l'ansia".

Dismorfofobia, il dramma di Alahan: "Sono troppo brutta per vivere"

La dismorfofobia è una condizione patologica capace di causare danni gravissimi alla psiche di una persona, e ad esserne affetti sono perlopiù gli adolescenti. Ma questa condizione fa parte del novero di fobie ancora poco conosciute, un po’ perché non semplici da diagnosticare (se non nelle fasi acute) ed un po’ perché può venire, in alcuni casi, addirittura stigmatizzata.

Di recente però l’argomento è tornato d’attualità a causa della storia “quasi” a lieto fine di Alanah Bagwell, una ventenne inglese che è riuscita a trovare l’equilibrio necessario a convivere con un disturbo così castrante. Ma di cosa si tratta nello specifico? La dismorfofobia altro non è che una percezione falsata del proprio aspetto esteriore, che può portare nei casi più gravi a sviluppare forti disturbi della personalità e dell’alimentazione.

Tant’è che Alanah stessa, durante il suo periodo peggiore, era arrivata a tentare il suicidio per ben tre volte. Tutto cominciò quando lei aveva solo 14 anni, e lo specchio aveva iniziato a restituirle un’immagine di sé nella quale non si riconosceva più: ad ogni giorno che trascorreva, si vedeva sempre più brutta. Fino a convincersi di essere, letteralmente, inguardabile.

La gente mi osservava per strada, ho pensato che mi guardassero con una sensazione di totale repulsione nei miei confronti. Mia madre mi diceva che era il contrario, ma non le ho mai creduto […] Mi sento così male per le persone che sono costrette a guardarmi, è una crudeltà far vedere loro la mia faccia” ha raccontato la 20enne, la quale capì di essere affetta da questo singolare quanto devastante disturbo grazie ad una serie di ricerche su internet.

Alanah aveva 14 anni all’epoca, e digitò su Google le parole: “Sono così brutta che voglio morire“. Tra i risultati proposti trovò il sito della Fondazione Disturbo Disformismo del Corpo, realizzando che tutti i sintomi ivi elencati erano quelli che lei stessa stava lamentando. Ma prendere atto della situazione – benché sia un passo avanti – non è di per sé sufficiente a guarire.

Tant’è che Alanah è arrivata più volte a martoriarsi le braccia con forbici e cocci di vetro, tentando di suicidarsi in tre occasioni. Per quanto possa sembrare terribile, in realtà è una conseguenza tipica delle situazioni di dismorfofobia più gravi chiamata apotemnofilia, nella quale una persona può arrivare a trovare piacere nell’automutilarsi per “eliminare” i presunti difetti.

L’irriducibile ossessione tormentò la giovane a dal punto da convincerla ad isolarsi dal resto del mondo per ben quattro anni, nonostante la disperazione della madre, in quanto si riteneva “troppo brutta per vivere“. Alla fine però, grazie ad un lungo percorso terapeutico, oggi Alanah riesce a convivere con la propria immagine. Certo, non si può ancora parlare di guarigione come spiegato da lei stessa (“Non ho cambiato opinione sul mio aspetto, ho solo imparato a gestire l’ansia”), e la strada da fare è ancora lunga.

Ma la ventenne ce la sta mettendo davvero tutta per tornare ad una vita normale, aiutata anche dalla fama ottenuta per via del suo caso, grazie alla quale si è guadagnata la partecipazione al programma “No Body’s Perfect” della BBC ed un servizio fotografico a cura di Rankin, noto fotografo di fiducia delle celebrità di Hollywood e dell’alta moda.

Oggi Alanah frequenta l’università ed ha scelto proprio la facoltà di psicologia, nella speranza di comprendere meglio la natura della dismorfofobia e dei disturbi ad essa associati, ed aiutare altre persone nella sua stessa condizione a ritrovare il cammino verso una percezione di sé stesse che corrisponda alla realtà, non più violentata da quella terribile fobia.

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