Sam Altman è stato licenziato qualche giorno fa da OpenAI come CEO e membro del consiglio di amministrazione della società, che funge da organo di governo generale per tutte le attività di OpenAI, che è la startup di IA dietro a ChatGPT, DALL-E e altri sistemi di IA generativa altamente capaci.
Il suo posto, infatti, è stato preso ad interim da Mira Murati, in precedenza Chief Technology Officer (CTO) dell’azienda, in attesa della nomina in modo permanente del suo successore. Infatti, l’organizzazione no-profit non ha iniziato nemmeno la ricerca per questa figura perché a quanto pare c’è stato un dietrofront sulla decisione presa da parte del CdA nei confronti di Sam Altman, ma anche di Greg Brockman, membro del team e co-fondatore di OpenAI, che è stato dimesso dalla carica di presidente del CdA, per poi dimettersi egli stesso da quello della stessa organizzazione.
Dunque sembrerebbe che siano stati ripresi i contatti tra il consiglio e l’ex CEO, il quale non sarebbe sicuro di ritornare come riporta The Verge (https://www.theverge.com/2023/11/18/23967199/breaking-openai-board-in-discussions-with-sam-altman-to-return-as-ceo), secondo cui nel caso accettasse la proposta, vorrebbe importanti cambiamenti alla governance con una nuova struttura e la nomina di un nuovo CdA.
Da quanto riporta, inoltre, The Verge, lo stesso Altman e Brockman avrebbero anche parlato ad amici e investitori dell’avvio di una nuova società che coinvolgerebbe ex dipendenti di OpenAI, tra cui molti che si sono dimessi per protestare contro il suo licenziamento. Questa storia pare assomigliare a quella che vide protagonista Steve Jobs, quando fu cacciato dalla Apple perché in disaccordo con un membro del CdA. Poco dopo fondò NeXT, la società di computer che ha dato vita in seguito alla base del sistema operativo di Apple e della linea Mac, permettendo così alla società creata precedentemente da Jobs di salvarsi dalla bancarotta.
Se da un lato c’è la questione del futuro di Altman nell’organizzazione fondata da lui, dall’altra spunta la questione degli investitori di OpenAI. Infatti, Microsoft (il suo più grande investitore) ha dichiarato in un breve comunicato poco dopo il licenziamento di Altman che la società “rimane impegnata” nella sua partnership con OpenAI. Tuttavia, gli investitori non sono stati informati per tempo ne gli è stata data l’opportunità di valutare la decisione di rimuovere Altman come CEO di OpenAI, proprio perché egli è il volto dell’organizzazione e la voce più importante nel campo dell’intelligenza artificiale, tant’è vero che viene soprannominato il nuovo Oppenheimer. Questa sua rimozione getterebbe nell’incertezza il futuro di OpenAI in un momento in cui i rivali stanno correndo per raggiungere l’ascesa senza precedenti di ChatGPT.
Proprio ChatGPT è il punto di forza di OpenAI, che è stata fondata come organizzazione no-profit nel 2015 con la missione principale di garantire che l’intelligenza artificiale generale vada a beneficio di tutta l’umanità. Nel 2019, OpenAI si è ristrutturata per garantire che l’azienda potesse raccogliere capitali per perseguire questa missione, preservando al contempo la missione, la governance e la supervisione della no-profit, tanto che è stata creata una sussidiaria for-profit, OpenAI LP, che è autorizzata a commercializzare la sua tecnologia, ma è soggetta alla mission della no-profit.
Per quanto riguarda la struttura organizzativa, la governance è composta da una maggioranza del CdA indipendente come lo sono anche gli amministratori, i quali non detengono partecipazioni in OpenAI. Sebbene l’azienda abbia conosciuto una crescita notevole, la responsabilità fondamentale del consiglio di amministrazione resta quella di portare avanti la missione di OpenAI e di preservare i principi della sua Carta.