Di corsa contro la paura. New York blindata corre la sua maratona

Oggi a New York si corre contro la paura, per non arrendersi a chi continua ad uccidere e ferire in nome di un credo che di sicuro non vorrebbe questo non rispetto della vita da parte loro.

Di corsa contro la paura. New York blindata corre la sua maratona

“Nel nome di sentimenti che sono anche valori e un modo di vivere, vogliamo scommettere che l’amore possa vincere sull’odio. Che la vita valga più della morte. Per le famiglie, per noi e per il mondo intero”. Così dice Guillermo, sopravvissuto all’ultimo vile attacco Isis avvenuto in una pista ciclabile di NY pochi giorni fa.

Perciò New York non cede. Si rialza ancora e corre. Corre la famosa Maratona. Un’atmosfera commovente e… rovente, in cui le misure di sicurezza sono estreme evidentemente ma necessarie perchè la maratona più famosa al mondo non si fermi. Lungo tutto il percorso sono previsiti centinaia di agenti sia in divisa che in borghese, cecchini, camion e barriere per evitare attacchi con l’uso di veicoli, come avvenuto ormai tante volte e solo 5 giorni fa sulla pista ciclabile lungo il fiume Hudson proprio a NY costato la vita ad otto persone.

Da tutto il mondo sono arrivati nella metropoli americana 50.000 corridori ,di cui ben 3000 italiani- il gruppo più numeroso dopo gli americani-, che si dedicheranno al loro amato sport per ben 42 km come in un rito collettivo in nome dell’amore e contro ogni forma di odio.

Si parte da Staten Island e si passa anche da Manhattan , da quella pista ciclabile dove solo pochi giorni fa un furgone di un altro folle attentatore ha colpito.

Una grande lezione di vita. Ancora una volta, dopo il famoso 11 settembre, New York riparte come risposta di una metropoli che ,forte, si rialza e va avanti. Il sindaco della Grande Mela dice: “Orgoglioso di questa città, il tentativo di indebolire il nostro spirito è fallito”.

Due keniani e un etiope ai primi tre posti della categoria maschile. Tra le donne prima, come non accadeva dal 1977, un’americana seguita da una keniana e da un’etiope. La prima italiana al finish è sesta.
Un risultato variegato quasi a sottolineare, ancora una volta, che la diversità è una ricchezza che può solo unire.

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