Il Governo australiano ha per il momento rinviato la deportazione della piccola Asha, figlia di migranti nepalesi, in un centro di detenzione nell’isola di Nauru, sperduta nel Pacifico, dove l’Australia invia i richiedenti asilo. Intanto, dopo esser stata dimessa dall’ospedale nel quale era stata ricoverata a causa delle gravi ustioni procuratasi nel campo di Nauru, la bimba é stata portata, insieme alla madre, in un centro comunitario.
Nelle ultime settimane i medici dell’ospedale Lady Cilento Children Hospital di Brisbane, dove la bimba era ricoverata, avevano dichiarato che non avrebbero dimesso la piccola “fino a quando non fosse stato identificato un ambiente appropriato”. Il caso della piccola conosciuta con il nome di Asha, che in nepalese significa “speranza”, ha generato un’ondata di proteste in Australia, con centinaia di manifestanti accampati davanti all’ospedale di Brisbane per chiedere alle autorità di non deportare la piccola di appena un anno nel centro di detenzione di Nauru. Anche su Twitter sono tantissimi i messaggi di sostegno sotto l‘hashtag #BabyAsha.
Il ministro dell’Immigrazione australiano, Peter Dutton, ha chiarito che il Governo non si lascerà ricattare dai richiedenti asilo che si auto-lesionino pur di essere portati negli ospedali del paese e ottenere così la cittadinanza. Il numero di rifugiati che arriva in Australia è relativamente basso rispetto a coloro che cercano di arrivare in Europa, tuttavia l’immigrazione è diventata un tema centrale della politica di Canberra. Dal 2013 la coalizione di governo ha deciso che chi arriva illegalmente in barca viene arrestato e inviato all‘isola di Nauru o di Manus, in Nueva Guinea.
Politica che è stata denunciata dalle organizzazioni dei diritti umani, inclusa l’Onu che ha fortemente criticato la detenzione dei minorenni trasferiti in questi campi nei quali sono spesso vittime di abusi. L‘isola di Nauru è il terzo paese più piccolo del mondo e ha una propria sovranità. E’ indubbimante paradisiaca, ma, paradossalmente, è la sede di uno dei centri di detenzione per immigrati più terrificanti. In cambio di cospicui finanziamenti, le autorità della piccola isola, economicamente disastrata, ha accettato di diventare il limbo dove l’Australia invia i suoi rifugiati nell’attesa di diventare cittadini australiani.
Asha era stata portata nuovamente in Australia dopo essersi bruciata con acqua bollente in una tenda del centro di detenzione mentre imparava a muovere i primi passi. Il suo caso ha fatto sì che la popolazione cambiasse il suo atteggiamento e punto di vista nei confronti dei migranti.