Qualcuno deve aver pensato, seriamente, che fosse indemoniata. Questo è accaduto ad una diciottenne gallese ricoverata, di recente, in ospedale per essersi comportata come una scimmia, e per aver creduto d’essere un tirannosauro: eseguiti i primi controlli, però, quello che è emerso sul conto della fanciulla ha lasciato di stucco i medici che, per fortuna, sono riusciti a salvarle la vita.
Nei giorni scorsi, i media britannici hanno portato all’attenzione il caso medico di una diciottenne di Aberystwyth, Lucy Evans, che – in quel di Maggio – ha iniziato a palesare seri disturbi dell’umore, con violente esplosioni di rabbia in pubblico, episodi di paranoia, ed attacchi di vomito. Portata in ospedale, in un primo tempo, le venne diagnosticato un problema psichiatrico, e un disturbo bipolare della personalità: il tutto, però, non accennò a esaurirsi e, nonostante opportune terapie, le cose andarono col peggiorare.
Lucy, in un episodio, credendo di dover andare allo zoo, si comportò come una scimmia mentre, in un altro caso, si intrecciò i capelli affinché sembrassero una coda: normale? Nient’affatto: questa volta, la poverina credeva di essere un T-Rex, e si comportava come tale. La madre, Liza Jackson (52 anni), non aveva mai pensato che la figlia avesse potuto perdere il senno e, contrariamente a tutti i pareri, che la volevano destinata ad un ospedale psichiatrico, decise di chiedere esami specifici sulla salute di sua figlia: fu la scelta più giusta.
Un medico che aveva avuto in cura altri casi simili riuscì a capire che l’origine dei bizzarri comportamenti di Lucy era di natura fisica, e non mentale: la ragazza era affetta da una malattia auto-immune molto rara (colpisce solo 1 persona su 75 mila), l’encefalite da anticorpi anti-NMDA, che – per vari motivi – fa sì che il corpo, non riconoscendo le cellule sane del cervello, attacchi con degli anticorpi i suoi recettori NMDA, gli stessi deputati alla percezione della realtà (da qui le allucinazioni, le manie, i disturbi del sonno) ma anche alla trasmissione degli impulsi elettrici, in attività basilari come il deglutire, ed il respirare. Il cervello, colpito in questo modo, si infiamma, si gonfia, ed il paziente scivola prima in coma e poi perde la vita,
Proprio quanto tutto ciò stava per accadere, ha raccontato Lucy al Daily Mail, è arrivata la diagnosi che le ha salvato la vita, e ha messo in luce questo genere di malattia che, sovente, viene scambiato – con conseguenze fatali – per un problema mentale: ora, Lucy è salva, benché contrassegnata da una perdurante spada di Damocle. Ogni giorno, infatti, deve sottoporsi a 12 ore di flebo a suon di steroidi che, tenendo a bada i globuli bianchi del suo corpo – gli stessi che le attaccherebbero il cervello – le permettono di andare avanti.