Covid-19, in Brasile 4.195 morti in 24 ore: "Una Fukushima biologica"

Miguel Nicolelis, professore alla Duke University negli Usa, ha detto che la situazione nel Paese è ormai fuori controllo. A questo contribuisce la politica negazionista del presidente Jair Bolsonaro che si ostina a non volere un lockdown totale.

Covid-19, in Brasile 4.195 morti in 24 ore: "Una Fukushima biologica"

La pandemia da Covid-19 sta ormai flagellando tutto il mondo, anche se adesso con i vaccini l’uscita dal tunnel in alcune zone del mondo sembra più vicina. Molti Paesi stanno però facendo i conti ancora con un numero altissimo di morti e contagi ogni 24 ore, prova ne è il Brasile, dove nella giornata del 6 aprile si sono contati 4.195 decessi per infezione da Sars-CoV-2. Si tratta di un numero mai visto nella nazione del Sudamerica, dove vige la politica negazionista del presidente Jair Bolosonaro, che si ostina a non volere un lockdown totale, che secondo lui dannegerebbe la già fragile economica del Paese.

Eppure i numeri parlano chiaro. Il Brasile è la seconda nazione al mondo che ha il numero più alto di decessi e contagi per Covid subito dopo gli Stati Uniti, che lentamente stanno uscendo dall’emergenza sanitaria e si preparano a tornare alla vita normale. La situzione brasiliana secondo gli esperti di epidemiologia potrebbe anche peggiorare nelle prossime settimane, e a fine aprile, se non si prenderanno provvedimenti, potrebbero essere superati i 100.000 morti al giorno. “È un reattore nucleare che ha innescato una reazione a catena ed è fuori controllo. È una Fukushima biologica” – così ha dichiarato Miguel Nicolelis, professore brasiliano presso l’Università di Duke negli Stati Uniti commentando la situazione epidemiologica nel suo Paese d’origine. 

Miguel Lago: “Narrativa anti-blocco ha vinto”

Secondo Miguel Lago, direttore esecutivo dell’Istituto brasiliano per gli studi sulla politica sanitaria, ormai nella nazione ha vinto la politica anti-blocco sostenuta dal presidente Bolosonaro ormai fin dall’inizio della pandemia. Il Brasile è uno dei pochi stati a non aver adottato forti restrizioni per contenere il contagio. “Ai sindaci e ai governatori è politicamente vietato rafforzare le politiche di distanziamento sociale perché sanno che i sostenitori del presidente, compresi gli imprenditori, le saboteranno” – così spiega ai media internazionali Lago. 

L’esperto ha portato l’esempio di quanto successo negli scorsi giorni, quando un giudice di Rio de Janeiro ha ordinato la riaperture delle scuole così come voleva il sindaco. A Pasqua anche le chiese hanno aperto alle funzioni religiose, accogliendo numerosi fedeli nelle chiese. Inoltre le vaccinazioni nel Paese procedono a rilento: meno del 3% dei 210 milioni di abitanti della nazione ha ricevuto entrambe le dosi dei vaccini anti Covid. 

“Il Brasile si è consapevolmente posizionato a favore della negazione, che si traduce in questa montagna di morti per Covid-19 che è sotto i piedi del governo federale” – questo è il commento che fa della situazione Amnesty International. Per il Brasile l’uscita dall’emergenza sanitaria, quindi, sembra ancora piuttosto lontana. Miguel Lago pensa che la riapertura di alcune attività che erano state chiuse sia stato un errore che adesso il Paese sta pagando a caro prezzo. In Brasile poi circola la variante P.1 detta appunto “brasiliana”, la quale secondo gli epidemiologi sarebbe addirittura più contagiosa e mortale di quella apparsa per la prima volta in Cina nel 2019.

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