Covid-19, Boris Johnson su variante inglese: "Ci sono prove che sia più mortale"

Gli esperti sostengono che la nuova mutazione del Covid-19 sia più letale di almeno il 30% rispetto agli altri ceppi. Differenze di letalità ci sarebbero anche nei positivi e l'incremento è comune per diverse fasce di età.

Covid-19, Boris Johnson su variante inglese: "Ci sono prove che sia più mortale"

Quella che arriva dal Regno Unito non è certamente una buona notizia, anzi, tutt’altro. Secondo alcuni scienziati, che stanno provvedendo a studiare la cosiddetta “variante inglese” del Covid-19, quest’ultima non solo sarebbe più contagiosa di almeno il 50-70%, ma anche più mortale di almeno il 30%. La notizia sembrerebbe essere confermata anche dal Premier Boris Johnson, che ha riportato le parole che alcuni esperti hanno riferito durante un’intervista alla Bbc. La nuova variante, identificata a livello internazionale con la sigla “B117”, è stata segnalata ormai in oltre 50 paesi, Italia inclusa, per cui adesso i timori crescono anche nella comunità mondiale. 

Questa nuova mutazione del coronavirus Sars-CoV-2 è stata identificata per la prima volta negli scorsi mesi a Londra e nel sud-est dell’Inghilterra, dove si è assistito ad un improvviso aumento dei casi. Tale situazione ha portato in breve tempo il sistema sanitario al collasso, tanto che il Premier Johnson fu costretto a rivedere le deroghe per le festività natalizie. Da quel momento in poi, erano i primi giorni del Natale 2020, la zona di Londra è entrata in lockdown totale e poi man mano tutto il Paese è stato colpito dal blocco totale, attualmente in vigore. 

Giorgio Gilestro: “Più letale, del 30%”

Sulla vicenda è intervenuto anche Giorgio Gilestro, neurobiologo e docente all’Imperial College di Londra, il quale ha scritto un post su Twitter che parla appunta della “variante inglese”“La variante inglese “B117″ non è ‘solo’ più contagiosa, è anche più letale: 30% in più” – queste sono le parole di Gilestro. Una situazione, quindi, che potrebbe spiegare il delicato periodo che sta vivendo il Regno Unito, dove si sta assistendo ormai quotidianamente ad un numero di morti che supera le 1.000 unità giornaliere. 

“Non c’è differenza di letalità tra gli ospedalizzati, ma c’è differenza di letalità tra i positivi e che l’incremento di rischio del 30-40% è comune a diverse fasce di età” – così commenta i risultati della ricerca Patrick Wallace, consulente scientifico del Governo britannico. L’esperto però ci tiene a precisare che i risultati dello studio sono ancora preliminari, ma la direzione che le autorità stanno seguendo è questa. 

L’allarme della maggiore letalità della mutazione “britannica” è stato lanciato dagli scienziati del New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group, che ne hanno parlato appunto alla Bbc, la principale emittente televisiva del Regno Unito e dell’Inghilterra. Nelle prossime settimane potranno conoscersi ulteriori dettagli e si attende quindi che gli studi siano del tutto completati. Ma tutto ciò non fa dormire sonni tranquilli all’intera popolazione globale. 

 

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