Coronavirus: il perché in Corea del Sud causa meno morti

In Corea del Sud il tasso di mortalità del Coronavirus è molto più basso rispetto a quello di altre nazioni. Un'indagine svela le procedure vincenti adottate dal governo coreano.

Coronavirus: il perché in Corea del Sud causa meno morti

Fra tutte le nazioni colpite dal Coronavirus la Corea del Sud, finora, si è distinta per la percentuale più bassa di decessi in relazione al numero di contagiati. Se la media globale del tasso di mortalità è del 3,4% in Corea del Sud è solo dello 0,77%.

Un dato in controtendenza come è in controtendenza la reazione del Paese all’emergenza sanitaria. Infatti, la cosa che più colpisce nelle misure imposte in Corea del Sud è la mancanza della chiusura della città focolaio del virus, Daegu, e la libertà di circolazione lasciata ai cittadini. Il Paese non si ferma e rispetto al resto del mondo sembra ottenere risultati migliori.

Misure adottate da governo sudcoreano

Il sito AsiaTimes ha voluto indagare gli elementi vincenti della strategia adottata dal governo, intervistando gli esperti del Paese impegnati nell’affrontare l’emergenza. I punti salienti del metodo sudcoreano emersi dall’indagine sono i seguenti:

  1. Controlli a tappeto: ogni giorno viene effettuato un numero elevato di test diagnostici, all’incirca 20.000 al giorno. Il numero delle cliniche in cui effettuare il test è elevato (500). Lungo le strade postazioni con operatori sanitari effettuano i prelievi dagli automobilisti con sintomi sospetti. Molti controlli sono su base volontaria. Il costo è di 120 euro, coperto al 50% dalla mutua e gratuito per chi risulta positivo. Il fatto che sia gratuito spinge chi teme di aver contratto il virus a rivolgersi alle strutture sanitarie senza timore di una possibile spesa.
  2. Esiti in tempi brevi: i risultati dei test vengono comunicati tra le 6 e le 24 ore al massimo.
  3. Informazione diffusa: i mass media trasmettono costantemente informazioni sul diffondersi del virus e le buone pratiche per evitare il contagio, contando sulla propensione dei cittadini sudcoreani al rispetto delle regole.
  4. Pubblicazione online degli spostamenti dei contagiati: il governo in deroga al diritto sulla privacy ha istituito siti online in cui è possibile visionare l’elenco delle persone infette e i loro spostamenti negli ultimi 14 giorni. Gli spostamenti vengono ricavati dai tracciati dei cellulari, i pagamenti delle carte di credito e dai circuiti di videocamere. Chiunque può verificare in internet se ha avuto contatti con persone infette e decidere se sottoporsi al tampone di controllo.
  5. Triage potenziato: i pazienti non gravi vengono messi in quarantena nelle loro case e monitorati a distanza. I casi gravi vengono ricoverati in strutture sanitarie attrezzate per le emergenze dovute da grave sindrome respiratoria. Il Paese, a causa dell’epidemia di Mers del 2015, ha deciso di sviluppare un sistema per le emergenze sanitarie con la collaborazione di aziende biomediche specializzate. Le stesse che alla notizia della diffusione del Covid-19 in Cina hanno sviluppato in poche settimante il test diagnositico.

Un altro elemento che ha reso la situazione in Corea del Sud meno drastica è la tipologia dei contagiati. Il virus ha colpito prevalentemente le donne, con un’età inferiore ai 40 anni, quindi pazienti con una maggiore capacità di ripresa, mentre in Italia, per esempio, ha colpito uomini causando decessi nei più anziani. La differenza più evidente rispetto al resto del mondo rimane comunque l’estrema capillarità dei controlli che permette di individuare i casi tempestivamente ed isolare i soggetti contagiati.

Continua a leggere su Fidelity News