Due caschi blu della Tanzania sono stati uccisi negli sviluppi di una feroce imboscata nella Repubblica democratica del Congo, stando a quanto riporta questa mattina IlMessaggero.it. L’agguato sarebbe stato teso da un gruppo di ribelli non meglio identificati, che hanno assalito i cosiddetti peacekeeper nell’area Nordorientale del Paese. Oltre ai quattro morti, al bilancio dell’azione di guerriglia vanno aggiunti altri 13 militari feriti.
L’attacco dei sospetti ribelli è avvenuto in prossimità di Beni, città di circa 100.000 abitanti situata in corrispondenza del confine con l’Uganda, già pesantemente interessata da feroci scontri in occasione della Seconda Guerra del Congo nel 2001. Oltre ai quattro caschi blu uccisi se ne contano altrettanti dispersi, non è ancora chiaro se siano stati uccisi o se siano finiti nelle mani degli assalitori. La tensione in Congo è sempre altissima, e gli scontri tra i membri dell’ONU ed i rivoltosi continuano ad imperversare sviluppandosi in operazioni di guerriglia “mordi e fuggi”.
Già ieri infatti un elicottero delle Nazioni Unite è stato attaccato da un commando di guerriglieri nei pressi di Oicha. Ma i ribelli in quel caso non erano riusciti ad abbattere il velivolo, che trasportava a bordo un Comandante ONU: l’elicottero era poi riuscito ad atterrare senza problemi. Gli scontri andati in scena negli ultimi giorni hanno comunque mietuto altre vittime, tra le quali si contano altri 4 soldati e 16 miliziani dell’Uganda. Ai quali vanno ora ad aggiungersi i quattro caschi blu uccisi, in attesa di conoscere la sorte dei dispersi.
L’ONU ha rilasciato un comunicato in seguito all’avvenuta imboscata, nel quale si può leggere: “Le Nazioni Unite restano impegnate nell’intraprendere tutte le azioni necessarie per proteggere i civili e neutralizzare i gruppi armati nella RDC orientale”. La situazione nel Congo risulta ancora critica: la Seconda Guerra del Congo, andata in scena tra il 1998 ed il 2003, ha mietuto milioni di vittime, lasciando spazio libero alla formazione di gruppi di ribelli in lotta per contendere al governo le regioni ricche di miniere d’oro e di diamanti.