L’ennesima assurdità della giustizia egiziana: un tribunale militare ha condannato al carcere a vita Ahmed Mansour Karni, di soli quattro anni, con l’accusa di omicidio, tentato omicidio e disturbo della quiete pubblica. Crimini che il piccolo avrebbe commesso nel 2014, all’età di appena due anni. Il bimbo è stato giudicato in contumacia giovedì scorso da una corte militare di Il Cairo e su di lui pesa un ordine di cattura e di arresto.
Il suo avvocato, inorridito dalla sentenza, ha dichiarato al quotidiano El Mundo che il bambino “non è stato arrestato perché le forze di polizia non sono ancora riuscite a localizzarlo, ma contro di lui è stato emesso un ordine di arresto“. Nel 2014 il nome del piccolo è stato aggiunto alla lista di oltre 100 persone accusate congiuntamente di quattro omicidi, di otto tentati omicidi, minacce a pubblici ufficiali e vandalismo contro una sede dell’Amministrazione Sanitaria nella provincia di Fayun, a circa 130 chilometri dalla capitale Il Cairo.
L’avvocato ritiene che molto probabilmente il suo nome sia stato aggiunto per errore. “Il certificato di nascita, che dimostra che Ahmed Mansour Karni è nato nel mese di settembre del 2012, è stato presentato quando le forze di sicurezza hanno aggiunto il suo nome alla lista degli accusati, ma il caso è stato poi trasferito a una corte militare e i documenti non sono arrivati al giudice”.
Dal colpo di Stato del luglio del 2013 che ha destituito l’islamista Mohamed Mursi, i giudici hanno elargito centinaia di ergastoli e pene capitali durante macro-processi che, secondo le organizzazioni dei diritti umani, hanno violato ogni garanzia: giornalisti, bambini e persino anziani non vedenti sono caduti nella rete di un “sistema giudiziario cieco, al quale non importano le prove”. Macro-processi che dimostrano come lo Stato egiziano abbia “paura persino dei bambini”, ha dichiarato l’attivista Mona Sei.
Alla crescente indignazione per gli abusi da parte della polizia si sommano il sospetto della sua implicazione nell’omicidio del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, il cui corpo seminudo con i segni di un’atroce tortura è stato ritrovato in un fosso all’inizio del mese di febbraio, e il dramma delle morti avvenute dietro le sbarre.
In segno di protesta per le condizioni infami di sovraffollamento delle carceri, i leader di spicco dell’ormai fuorilegge Fratelli Musulmani e diversi ex ministri, confinati nel carcere di Tora, hanno iniziato sabato lo sciopero della fame.