Le forze militari congiunte hanno arrestato il primo ministro sudanese Abdallah Hamdok, la maggior parte dei membri del gabinetto e dei civili del Consiglio Sovrano di Transizione, il più alto organo di potere nel processo di transizione nel Paese. Lo ha reso noto il Ministero dell’Informazione in un comunicato nel quale viene specificato che non è conosciuto il luogo in cui sono stati portati.
“Dopo essersi rifiutato di sostenere il colpo di stato, una parte dell’esercito ha arrestato il primo ministro Abdullah Hamdok e lo ha portato in un luogo sconosciuto“, si legge nel breve messaggio sulla pagina ufficiale Facebook del Ministero dell’Informazione. In precedenza, il ministero aveva riferito che Hamdok era agli “arresti domiciliari” e aveva diffuso un messaggio del premier ai sudanesi esortandoli a scendere in piazza pacificamente per difendere la rivoluzione: “Il primo ministro sudanese, Abdullah Hamdok, dai suoi arresti domiciliari, chiede ai sudanesi di essere pacifici e di occupare le strade per difendere la rivoluzione“, recita il messaggio del capo dell’esecutivo durante il colpo di stato in atto.
Secondo quanto riportato da un testimone dell’agenzia Reuters, le forze militari e paramilitari sudanesi sono state dispiegate in tutta la capitale Khartoum, limitando i movimenti dei civili, bloccando le strade principali della capitale e della vicina città di Obdurman, mentre la televisione di stato trasmetteva canti patriottici.
Il servizio Internet è stato interrotto in tutto il paese e secondo quanto riportato dal canale televisivo Al-Arabiya con sede a Dubai l’aeroporto di Khartoum è stato chiuso e i voli internazionali sono stati tutti cancellati, mentre i manifestanti che portavano la bandiera nazionale hanno bruciato pneumatici in diverse aree della città.
Dopo il tentativo di colpo di stato del mese scorso, il premier sudanese aveva dichiarato la necessità di “riformare gli organi militari e di sicurezza“, dopo aver accusato “gli irriducibili del regime” dell’ex dittatore Omar al Bashir, estromesso nel 2019, di aver orchestrato la rivolta. Ciò ha causato il disagio dei vertici militari, che condividono il potere con la componente civile nel governo di transizione con un accordo nel 2019, e la tensione è andata crescendo dal mese scorso con diverse manifestazioni a favore e contro l’Esecutivo.