È avvenuto oggi 1° febbraio tra le prime ore del mattino: il processo democratico che si stava venendo a plasmare nel paese di Myanmar è stato bruscamente interrotto dall’irruzione dei militari.
I militari hanno violentemente fatto irruzione nelle sedi politiche dello stato ed hanno arrestato diversi esponenti del Partito Democratico e figure sociali di spicco, tra cui il presidente Win Myint, i vertici della Lega Nazionale per la Democrazia e Aung San Suu Kyn, figura femminile leader del partito, simbolo di speranza e vincitrice del premio nobel per la pace.
In seguito agli arresti ed al colpo di stato, tutti i poteri politici sono passati nelle mani del capo delle forze armate Min Aung Hlaing, che si è autoproclamato presidente, numerosi schieramenti militari si sono insediati tra le strade del paese, per reprimere eventuali rivolte e proteste, e sono stati tagliati tutti i collegamenti internet e telefonici, per tagliar fuori i cittadini dal resto del mondo.
In questo modo la voce del popolo non può più essere ascoltata, nessuno può vedere cosa sta capitando tra le strade del paese, nessuno può registrare e denunciare gli abusi dei militari ed i ciittadini non sono in grado di comunicare tra loro ed organizzare una rivolta strategica. Nel paese è stato di emergenza.
Il colpo di stato militare sarebbe a tutti gli effetti illegittimo, poiché la Lega Nazionale per la Democrazia aveva vinto le elezioni legislative l’8 novembre dell’anno scorso. Ma l’opposizione ha reagito schierando l’esercito e dichiarando falsa la vittoria politica avversaria a causa di “brogli elettorali”.
I militari così hanno aspettato nel fare la propria mossa fino ad oggi, 1° febbraio, data in cui tutti gli esponenti della lega Nazionale Democratica si sarebbero trovati riuniti nello stesso luogo e sarebbe stato più facile arrestarli in massa. Oggi infatti era prevista la prima riunione ufficiale del parlamento birmano nella capitale Naypyidaw.
Il Myanmar era appena venuto fuori da decenni di regime totalitario e militare, per la prima volta stava attraversando un processo democratico, in cui i cittadini avevano riposto fiducia e speranza ma che, a quanto pare, non ha potuto ancora avere luogo.
Nel frattempo il resto del mondo condanna fortemente questa presa illegittima di potere da parte del sistema militare in Myanmar e viene richiesto l’immediato rilascio dei prigionieri politici. Purtroppo però ancora nulla di concreto è stato fatto. Le ultime parole della leader del Partito Democratico Aung San Suu Kyi sono un invito alla popolazione ad insorgere e non arrendersi.