Cocktail, dove e quando sono nati i primi

I cocktail sono alcuni dei compagni più fedeli per un’uscita in compagnia: possono essere con una forte gradazione alcolica, oppure completamente privi di alcol; si conoscono diverse caratteristiche di queste bevande, ma quando sono nati?

Cocktail, dove e quando sono nati i primi

L’arte di mischiare liquidi alcolici, creando gustosi cocktail, è un’idea relativamente recente: si parla dei primi anni dell’Ottocento, quando alcuni barman inglesi avrebbero iniziato a preparare ed aumentare la diffusione di queste bevande. La pubblicazione del primo documento che fa riferimento alle miscele di alcolici, però, interessa lo statunitense Jerry Thomas: nel 1862, infatti, scrisse How to’ Mix Drinks, creando un vero e proprio primo ricettario.

La diffusione dei primi cocktail iniziò principalmente a bordo dei grandi transatlantici del tempo, utilizzati per attraversare l’oceano nei viaggi che andavano dalla Gran Bretagna al Nord America. L’arte del mixology, che vedeva l’utilizzo di gin, brandy, cognac e vermouth, non era solo considerato un lussuoso vizio, ma un utile rimedio contro il mal di mare: i medici del tempo, infatti, consigliavano un leggero consumo di alcol per ovviare a questi disturbi.

Fu così che, secondo alcuni racconti, l’idea di mixare diversi liquidi alcolici, arrivò negli Stati Uniti; quelle bevande colorate, così diverse rispetto a quelle a cui si era abituati, ebbe un grande successo, nonostante il Proibizionismo. La politica del Proibizionismo, che aveva lo scopo di eliminare i problemi legati al consumo eccessivo di alcol, prevedeva il divieto di vendita degli stessi e durò quindici anni. L’effetto che si ottenne, però, non fu quello sperato: la qualità dei liquori di contrabbando, diventata scadente, ispirò i barman a produrre nuovi cocktail, promuovendone il consumo.

Gli appassionati del tempo, inoltre, pare che per aggirare i divieti espressi dal Proibizionismo, inventarono le booze cruises: delle vere e proprie crociere alcoliche, promosse dalle compagnie di trasporto marittimo. Dopo essere salpati dalle coste degli Stati Uniti, e dopo aver superato il confine delle acque territoriali, i barman aprivano bottiglie a tutto andare.

Il costo delle crociere alcoliche era tutto sommato abbordabile, considerata la lussuosità dell’evento: il weekend, per esempio, aveva un costo pari a 49 dollari. lo storico Léonce Peillard, vissuto nei primi anni del Novecento, avrebbe raccontato che il bar della nave veniva preso d’assalto dalla folla desiderosa di allontanarsi da quella nuova legge. “A bordo dei transatlantici della French Line c’erano spesso ricevimenti con partenza da New York. Si serviva vino bianco nelle tazze del caffèe rosso nelle tazze del tè” avrebbe aggiunto lo storico.

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