Il burqa è certamente l’indumento più discusso del momento, a causa delle fortissime connotazioni dispregiative dalle quali è fisiologicamente accompagnato. Le sue origini risalgono infatti agli inizi del 1890 quando l’allora sovrano dell’Afghanistan Habibullah Kalakani, gelosissimo di ognuna delle 200 donne del suo harem, impose loro di coprirsi integralmente affinché nessuno (a parte lui ovviamente) potesse guardarle.
Da allora il burqa divenne un’esclusiva delle donne di ceto sociale elevato, e come accade per ogni capo d’abbigliamento indossato dalle icone dell’epoca, le classi più povere iniziarono ad adottarlo in versioni meno pregiate per emulare le abbienti nobildonne (tra le quali stava peraltro già cadendo in disuso).
Tuttavia prima dell’instaurazione del regime teocratico talebano il burqa non era particolarmente benvisto dalla comunità islamica, tant’è che già nel 1961 venne varata proprio in Afghanistan una legge che vietò alle dipendenti della pubblica amministrazione di poterlo indossare.
Solamente con la presa del potere da parte dei fondamentalisti musulmani questo capo d’abbigliamento – nato oltre un secolo fa proprio con lo specifico intento di ridurre la donna ad oggetto ad esclusivo usufrutto del maschio – divenne sfortunatamente emblematico della situazione delle donne nei Paesi governati dagli estremisti islamici.
Ora però anche l’Isis ha deciso di fare un netto dietrofront, vietando l’utilizzo del burqa alle donne in aree specifiche del Califfato. La motivazione di un provvedimento apparentemente così paradossale è la stessa per il quale questo capo d’abbigliamento è stato vietato in molte zone dell’Occidente: la paura degli attentati.
La copertura integrale ha infatti permesso a molte donne della resistenza di introfularsi all’interno delle zone militari di Mosul, la capitale dello Stato Islamico in Iraq, e freddare alcuni ufficiali dell’Isis indisturbate. L’ultimo incidente del genere risalirebbe allo scorso luglio, tant’è che da allora i terroristi hanno preferito correre ai ripari, vietando alle donne di coprirsi completamente il viso in zone considerate sensibili.
Ma se lo Stato Islamico ha vietato il burqa da una parte, dall’altra non poteva certo sconfessare interamente la propria dottrina e permettere alle donne di girare a volto nudo per strada. Così lo stesso califfo Abu Bakr al-Baghdadi, all’interno del provvedimento in questione, ha specificato che nelle aree interessate le donne dovranno sostituire il velo integrale con il niqab, che lascia invece scoperta la regione degli occhi.