In Cina è allarme sull’uccisione degli animali domestici da parte delle autorità governative. Il Paese ha infatti introdotto la politica dello “Zero Covid”, ovvero un programma che prevede forti limitazioni alle libertà personali in caso di contagio da Covid-19 in una determinata zona della nazione. Per questo molti animali domestici sono stati uccisi nell’ultimo periodo. Una mattanza che sta preoccupando, e non poco, i cittadini.
In pratica, secondo quanto raccontato da diversi testimoni, mentre i proprietari vengono trasferiti altrove per la quarantena Covid, le autorità entrano nelle case e, ove presenti animali domestici, gli uccidono. Alcuni proprietari non hanno trovato i loro amici a quattro zampe al loro ritorno. Questa “soluzione” si basa sulla convinzione che il virus possa diffondersi dagli animali all’uomo. In questo senso la scienza non ha dimostrato tale circostanza.
Lanciate petizioni
Il problema non sta passando inosservato, e sono state già lanciate una serie di petizioni per fermare il massacro. Il Governo cerca di difendre l’iniziativa, affermando che in mancanza di cure per gli animali domestici, l’unica soluzione resta la loro soppressione. Soluzione che difficilmente i cittadini accettano.
Tra l’altro i cittadini hanno messo fortemente in discussione la politica generale per quanto riguarda la lotta all’emergenza Covid, che in Cina prevede appunto forti limitazioni alle libertà personali. Le autorità hanno introdotto pesanti denunce di natura penale per chi contravviene agli obblighi. La Cina è stato il primo Paese al mondo dove il Covid è comparso.
Le legge cinese permette l’abbattimento del bestiame infetto, ma cane e gatti non rientrano nella categoria “bestiame”, in quanto anche nel “Paese del Dragone” sono considerati animali domestici. Una donna residente a Chengdu, ha dichiarato ai media internazionali che i suoi gatti sono stati uccisi dopo essere stata obbligata a trasferirsi altrove per la quarantena. Una storia tremenda che ha provocato sconcerto nell’opinione pubblica.