Cina: attacco hacker ad uffici federali degli Stati Uniti

Dalla Cina è stato lanciato un attacco hacker verso uffici governativi statunitensi. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hong Lei risponde alle accuse degli USA: "Governo di Pechino coinvolto nell'attacco? Esibiscano le prove o stiano zitti"

Cina: attacco hacker ad uffici federali degli Stati Uniti

Sale ancora la tensione tra Cina e Stati Uniti: dopo l’incidente diplomatico sfiorato con le minacce da parte della marina cinese al ricognitore americano in acque internazionali, stavolta è stato il turno dell’attacco informatico. Nel XXI secolo infatti, oramai una delle minacce più gravi che possano incombere su un Paese è certamente quella del furto di dati sensibili, a causa di un attacco hacker ai database governativi. Non a caso, molti degli ultimi scandali che hanno visto coinvolte le grandi potenze mondiali si sono sviluppati proprio a partire da una falla sulla sicurezza internet, o hanno comunque visto la “rete” protagonista della vicenda.

L’attacco in questione, proveniente dalla Cina, è stato lanciato proprio ai database degli uffici federali statunitensi; stando a quanto riferisce Associated Press, l’intelligence americana ha stabilito che l’assalto alle informazioni riservate USA sia stato lanciato proprio dal Paese asiatico. La stessa AP ha sottolineato come gli uffici di Washington siano già al lavoro per capire la reale entità del danno subito, ma sembrerebbe che il bersaglio designato sia stato l’ufficio risorse umane del governo statunitense.

A lanciare la notizia sono stati il Washington Post ed il Wall Street Journal, i quali hanno riferito che l’attacco sia stato lanciato lo scorso Dicembre, ma che solo nelle ultime ore la notizia sia trapelata raggiungendo le agenzie d’informazione. Da una prima stima dei dati rubati, si teme che l’attacco hacker abbia compromesso la privacy di circa 4 milioni di dipendenti impiegati in varie agenzie federali.

Gli Stati Uniti hanno già lanciato più di qualche frecciata al governo cinese, accusandolo di essere coinvolto nella vicenda, ma dall’Oriente rispediscono le insinuazioni al mittente: “Sappiamo che gli attacchi degli hacker vengono fatti in modo anonimo, transnazionale, e che è difficile risalire alla fonte” ha commentato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hong Lei, schermandosi così dalle accuse. Lo stesso Hong Lei ha poi schiaffeggiato il dito accusatore di Washington con un lapidario: “E’ irresponsabile, nonché poco scientifico, fare asserzioni false e congetturali senza un’indagine approfondita”.

Insomma, dalla Cina il messaggio che arriva è chiaro: che gli americani esibiscano le prove della colpevolezza del governo cinese, o evitino di lanciare accuse. A stemperare gli animi ci ha poi pensato direttamente il portavoce di Pechino, che ha commentato l’intera vicenda con toni meno accesi, aprendo uno spiraglio per una possibile collaborazione tra le due superpotenze per stabilire l’effettiva paternità dell’attacco hacker: “Gli Stati Uniti siano meno sospettosi, e la smettano di fare affermazioni non verificate, ma dimostrino una maggiore fiducia e partecipino maggiormente alla cooperazione”.

Continua a leggere su Fidelity News