Chiunque conosce Chernobyl e la sua triste storia. Fino al 26 aprile 1986 altro non era che una tranquilla cittadina al confine tra Ucraina e Bielorussia, poi all’improvviso una tragedia la fece balzare agli onori della cronaca internazionale. Le vicende del reattore numero 4 della sua centrale tennero in apprensione milioni di persone, lasciando ai posteri la tangibile prova di una scellerata devastazione nucleare.
Le conseguenze di quel drammatico incidente, considerato universalmente il più tragico mai conosciuto dall’uomo, hanno innescato polemiche e dibattiti in tutto il mondo. Dopo i pericoli toccati con mano dall’umanità, la storia ha inevitabilmente preso una piega diversa. Si è così sviluppata una sorta di timore reverenziale nei confronti della città e delle zone circostanti al disastro. Ad alimentarla non poteva che esserci un elemento ben preciso: la radioattività, una parola che da sola era più che sufficiente a fermare qualsiasi tipo di curioso, anche il più audace e sconsiderato.
Eppure negli ultimi anni qualcosa sta cambiando. La centrale nucleare e le aree circostanti attraggono non pochi visitatori, desiderosi di vedere con i propri occhi cosa sia rimasto di quella terra colpita da una tragedia talmente devastante. Le guide e le agenzie turistiche disposte ad accompagnare i turisti provenienti da tutto il mondo crescono a dismisura. Fino al 2016, l’anno in cui fu installato il sarcofago a copertura della centrale, i turisti erano arrivati ad essere 10mila: lo scorso anno sono addirittura quintuplicati.
Da qui Chernobyl si è candidata a diventare la capitale mondiale del dark tourism, il turismo del macabro. Nonostante la zona non sia considerabile come sicura, sono in molti a volerla visitare. La maggior parte di costoro sono giovani di età compresa tra i 25 e i 40 anni. Per poter entrare nella zona interdetta, le guide predispongono una serie di accorgimenti a cui ciascun turista deve attenersi. Sono, infatti, necessari scarpe chiuse, pantaloni senza buchi e maglie a maniche lunghe. Nella zona contaminata non si può toccare né tanto meno portare via nulla. È vietato entrare anche negli edifici abbandonati, ma molto spesso il divieto viene disatteso. Inoltre non si può bere, mangiare, fumare, sdraiarsi o anche semplicemente sedersi senza autorizzazione.
C’è poi anche un piccolo accorgimento da tenere a mente all’interno della zona di alienazione, la cosiddetta Chernobyl Exclusion Zone, un tempo appunto non accessibile. Le autorità non vedono di buon occhio chi si considera un turista: guai ad utilizzare questo termine, si potrebbe anche essere espulsi. Il termine esatto da utilizzare non è “turista”, ma “visitatore”.