Charlie Gard, i medici inglesi: "Giusto tentare nuovo protocollo"

I medici inglesi che hanno in cura il piccolo Charlie Gard, dopo aver ricevuto le indicazioni riguardanti la nuova cura sperimentale ideata dal team internazionale capitanato dall'Ospedale Bambino Gesù di Roma, rivalutano il caso.

Charlie Gard, i medici inglesi: "Giusto tentare nuovo protocollo"

Sembra siamo giunti ad un punto di svolta per il drammatico caso del piccolo Charlie Gard, grazie al cambio di indirizzo preso dai medici del Great Ormond Street Hospital – l’ospedale londinese che ha in cura il neonato – che, dopo aver ricevuto il protocollo di cura sperimentale approntato da un’equipe di scienziati e medici internazionali – dietro l’egida dell’Ospedale bambino Gesù di Roma -, hanno rivalutato la loro posizione e rimesso il giudizio finale ad un tribunale inglese, che dovrà emettere il verdetto lunedì 10 luglio.

Stando alle risultanze fornite dalla nuova terapia di cura ideata da un team di medici ed esperti di patologie mitocondriali, c’è il 10% di probabilità di vita in più per il piccolo Charlie Gard. Un dato che, unitmente alle specifiche riguardanti i risultati avuti dal protocollo sperimentale su pazienti precedentemente ritenuti spacciati – ma ancora in vita -, hanno fatto cambiare idea ai medici inglesi, che ora sostengono la possibilità di una seppur minima speranza di vita per il bambino.

Nonostante il parere dei medici inglesi che hanno in cura il bambino sia cambiato, il piccolo Charlie Gard è diventato ormai un caso di diritto, pertanto la decisione finale spetterà ai giudici dei tribunali inglesi.

Stavolta, però, dovranno valutare alla luce delle nuove risultanze mediche fornite dal team internazionale capitanato dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ma anche tenere conto delle considerazioni mediche degli stesi medici inglesi, ormai divenuti possibilisti circa gli effetti che la nuova terapia potrà avere sulla vita del piccolo Charlie.

Dunque, c’è voluta la mobilitazione di Papa Francesco e dello Stato Vaticano, oltre a quella del Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump – che si è reso disponibile in qualsiasi modo per trovare una soluzione per il piccolo -, ma anche del Ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, così come i tanti europarlamentari, di buona parte del mondo medico-scientifico internazionale e di milioni di persone di tutto il mondo – che hanno gridato a gran voce di non staccare la spina al neonato – per fare cambiare idea a chi ha in mano il destino di questo bambino, che combatte per vivere.

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