Caso Abu Omar: l’Italia condannata da Strasburgo

La Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l'Italia sul caso di Abu Omar, l'Imam della moschea di Milano, in quanto, l'Italia non poteva non sapere dell'operazione illegale della CIA e dei servizi segreti italiani.

Caso Abu Omar: l’Italia condannata da Strasburgo

Le accuse mosse dalla Corte di Strasburgo contro l’Italia sono abbastanza gravi; si parla infatti di rapimento, detenzione illegale, abuso del segreto di Stato per quanto riguarda il caso dell’ex Imam Abu Omar.

Nonostante le prove presentate dall’Italia in sua difesa, il verdetto della Corte Europea dei Diritti Umani è stato pesante: lo Stato italiano non poteva essere all’oscuro di quanto stava succedendo; era consapevole, quindi, che Abu Omar era vittima di un’operazione che ha visto cooperare i servizi segreti italiani e la CIA.

Tutto ha avuto inizio quando l’allora Imam di Milano, Abu Omar, fu sequestrato in Italia dai servizi segreti e poi trasferito, con l’aiuto della CIA, fuori confine. Gli inglesi sono soliti chiamare i casi come questo ‘extraordinary rendition‘. E’ proprio in riferimento agli agenti della CIA che è scoppiata la polemica; infatti, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto non poche critiche sulla grazia da lui concessa agli agenti segreti americani che furono condannati per questa operazione ma che, per Strasburgo, era tutto già stato pattuito ed organizzato.

Inoltre, il tribunale di Strasburgo ha condannato il nostro Paese per aver abusato del segreto di Stato, consentendo così – a chi ha rapito Abu Omar – di rimanere impunito. L’Italia, inoltre, è stata condannata a risarcire l’Imam e sua moglie per i danni morali ricevuti: 70mila euro a lui e 10mila alla consorte.

Questa non è la prima volta che lo Stato italiano viene bacchettato dalla corte di Strasburgo; ricordiamo che, nel corso degli anni, siamo già stati condannati per l’incursione all’interno della scuola Diaz durante il G8 e per il mancato riconoscimento delle coppie gay. Questa vicenda del’Imam, quindi, è soltanto l’ultima. Lo Stato italiano ora ha tre mesi di tempo per intervenire sulla sentenza presentando ricorso; in caso contrario, sarà costretta a pagare quanto dovuto all’ex Imam, con tanto di scuse ufficiali. E’ proprio il caso di dirlo: oltre al danno, la beffa.

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