Caschi blu complici di crimini di guerra nel Sud Sudan

La Ong americana Civic ha ufficialmente accusato i Caschi Blu delle Nazioni Unite di non aver fatto nulla per proteggere i civili nel Sud Sudan durante la escalation di violenze dello scorso mese di luglio, non rispettando il Capitolo Sette del loro mandato

Caschi blu complici di crimini di guerra nel Sud Sudan

Nei giorni scorsi la stampa nazionale ed estera ha dato notevole risonanza alla notizia della nomina del nuovo Segretario Generale delle Nazioni Unite. Il 5 ottobre infatti è arrivata la fumata bianca nell’Edificio dell’Onu a New York: a partire dal 1 gennaio 2017 Antonio Guterres, ex primo ministro portoghese ed ex Alto Commissario per i Rifugiati, prenderà il posto ora occupato da Ban Ki-moon. Purtroppo però non ha suscitato la stessa eco l’accusa rivolta all’Onu dalla Ong americana Center for Civilians in Conflict (Civic), la quale ha informato che la missione di pace delle Nazioni Unite nel Sud Sudan è vergognosamente fallita: i Caschi Blu della Unmiss non hanno fatto nulla per proteggere i civili durante la escalation di violenze dello scorso mese di luglio, quando le milizie del ex Presidente Salva Kiir si sono scontrate con quelle del ex vice Presidente Rieck Machar.

Il 18 luglio tutto è successo alla luce del sole, davanti alle torrette di vigilanza della base delle Nazioni Unite a Juba, capitale del Sud Sudan. I Caschi blu, 2.500 soldati armati fino ai denti e addestrati a proteggere i civili, non sono intervenuti quando una decina di militari sud sudanesi di etnia dinka hanno rapito 42 donne nuer e le hanno violentate ripetutamente ai margini della strada, sotto gli occhi di tutti.

La stessa negligenza e agghiacciante indifferenza mostrata dai soldati delle forze internazionali di pace dell’ONnu pochi giorni prima, l’11 luglio, quando decine di militari sud sudanesi hanno assaltato l’hotel Terrain di Juba, ucciso a sangue freddo un giornalista e violentato cinque operatrici umanitarie straniere che, diverse volte, avevano chiesto aiuto alle truppe delle Nazioni Unite, dislocate a circa 100 metri di distanza. La risposta, negativa, è arrivata ore più tardi: “In questo momento non possiamo inviare nessuna squadra“.

La negligenza dei Caschi blu in queste occasioni è senza dubbio il capitolo più vergognoso della missione di pace dell’Onu. La Ong Civic accusa apertamente i Caschi Blu del mancato rispetto del Capitolo Sette del loro mandato, pietra miliare di ogni missione di pace Onu, che li autorizza a difendere i civili in evidente pericolo di morte ingaggiando combattimenti con le forze attaccanti.

“All’esterno della base militare ONU, i civili, compresi molte donne in cinta e neonati, erano in evidente pericolo di morte. La situazione era drammatica e il mancato rispetto del Capitolo Sette rappresenta un grave reato”, ha dichiarato un responsabile di Civic. “Durante il conflitto avvenuto a Juba entrambe le parti hanno inflitto ai civili atrocità inaudite e la Unmiss è stata incapace di rispondere adeguatamente in difesa della popolazione inerme”, si legge sul rapporto stilato dalla Ong americana che ha ufficialmente chiesto al Segretario Generale Ban Ki-moon di aprire un’indagine e accertare le responsabilità delle forze di peace keeping dell’Onu.

Le Nazioni Unite non hanno rilasciato nessun comunicato ufficiale sulla questione, fino a quando l’Ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite, Samantha Power, ha ufficialmente denunciato la Unmiss di mancata protezione dei civili contribuendo così alla morte di migliaia di persone. “Le accuse rivolte alla Unmiss di non essere intervenuta a proteggere i civili sono fonte di viva preoccupazione per il Segretario Generale delle Nazioni Unite e sarà immediatamente aperta una indagine”, ha dichiarato un portavoce di Ban Ki-moon.

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