Caroline March, l’atleta 31enne rimasta paralizzata ha scelto il fine vita assistito

Caroline March, ex atleta inglese di 31 anni, è scomparsa sabato scorso per fine vita assistito dopo essere rimasta paralizzata in un sinistro. La sua decisione, annunciata postuma attraverso una lettera sui social, riaccende il dibattito sull'eutanasia.

Caroline March, l’atleta 31enne rimasta paralizzata ha scelto il fine vita assistito

La comunità sportiva e non solo è in lutto per la perdita di Caroline March, atleta inglese di 31 anni che, sabato scorso, ha deciso di porre fine alle sue sofferenze attraverso il fine vita assistito. La sua decisione, resa nota postuma attraverso una commovente lettera condivisa sui social media, ha riaperto il dibattito sull’eutanasia e sul diritto di scegliere la propria fine in caso di situazioni estreme.

La vita di Caroline ha preso una svolta tragica il 16 aprile 2022, a seguito di un grave sinistro a Norfolk durante il quale è caduta da cavallo. La caduta le ha causato un danno spinale che l’ha lasciata paralizzata, ponendo fine alla sua brillante carriera sportiva e modificando radicalmente la sua esistenza. Nonostante mesi di ospedale e tentativi di recupero, compresi trattamenti innovativi negli Stati Uniti con l’utilizzo di cellule staminali, Caroline ha dovuto accettare l’irreversibilità della sua condizione.

La decisione di ricorrere al fine vita assistito, scelta difficile  e meditata, è stata presa dopo un lungo periodo di riflessione. Caroline ha espresso il desiderio di una vita piena e significativa, piuttosto che una esistenza prolungata ma priva di qualità, citando il filosofo Alan Watts: “Preferirei avere una vita breve piena di quello che amo fare, che una lunga vita passata in un modo miserabile“.

Nella sua lettera, Caroline riflette sulla percezione sociale della vita e della scomparsa, sottolineando come la società tenda ad ossessionarsi con la longevità a scapito della qualità dell’esistenza. La sua scelta è stata guidata da una profonda convinzione personale nel diritto di decidere sul proprio destino, soprattutto di fronte a una situazione insopportabile e una qualità di vita irrimediabilmente compromessa.

La notizia della sua scomparsa ha suscitato un’ampia gamma di reazioni, da chi la supporta nella sua scelta coraggiosa a chi rimane critico nei confronti del fine vita assistito, sollevando questioni etiche e legali. Nel Regno Unito, dove Caroline risiedeva, il fine vita  assistito resta illegale, portandola a cercare assistenza all’estero.

Continua a leggere su Fidelity News