L’elemento chiave per risalire a chi ha ucciso la 18enne Brittney Gargol è stato un selfie. La polizia canadese di Saskatchewan, dopo due anni di investigazioni, analizzando uno degli ultimi selfie della giovane, ritratta insieme alla migliore amica, Cheyenne Rose Antoine – 21 anni – ha notato nella foto l’arma del delitto.
La foto delle due giovani, vittima e carnefice, è stata postata da un amico comune alle ragazze qualche ora prima dell’omicidio della 18enne. L’immagine, da sola – senza aggiungere altre parole – accusa Cheyenne. Nel selfie la 21enne assassina indossa la stessa cintura utilizzata per strangolare Brittney, lasciata accanto al cadavere della giovane.
Il fatto risale al 2015, quando Cheyenne era stata interrogata dalla polizia aveva ammesso di aver avuto una forte discussione con la sua migliore amica, ma aveva sempre negato di essere stata lei a strangolata. Subito dopo l’omicidio Cheyenne aveva cercato di salvarsi dall’accusa depistando le indagini facendo domande, alcune ore dopo la morte, via Facebook all’amica Brittney. Inoltre gli agenti aveva raccontato che quella notte era tornata a casa in compagnia di un uomo sconosciuto, fatto smontato facilmente per la testimonianza di un amico.
L’accusa iniziale di Cheyenne era stata quella di omicidio di secondo grado, poi le successive indagini più approfondite e la ricostruzione particolareggiata dei movimenti delle due giovani amiche da parte della polizia, hanno stabilito che ad uccidere Brittney Gargol è stata l’amica Cheyenne Rose Antoine, ora incriminata di omicidio colposo e condannata a sette anni di carcere.
A Cheyenne non è rimasto altro che confessare la verità accompagnata da tanta amarezza: “Non mi perdonerò mai, nulla che io dica o faccia potrà riportarla indietro“. In una dichiarazione riferita da Lisa Watson, il suo avvocato, la giovane ha ribadito: “Sono molto dispiaciuta… Non sarebbe mai dovuto succedere“. La confessione della giovane dice quanto pesi nel suo animo il gesto compiuto a causa di una discussione.