Canada, anziana sopravvissuta all’Olocausto massacrata di botte all’interno di un taxi

Hanka Fogelman, una signora 92enne di Montreal, è stata brutalmente picchiata da un uomo mentre si trovava a bordo di un taxi. La donna, da bambina, scampò all'Olocausto mentre tutta la sua famiglia venne giustiziata dai nazisti.

Canada, anziana sopravvissuta all’Olocausto massacrata di botte all’interno di un taxi

Hanka Fogelman, una signora di 92 anni sopravvissuta all’Olocausto quando aveva solamente 12 anni, è stata picchiata brutalmente mentre si trovava a bordo di un taxi che la stava portando a casa della figlia. Il fatto è accaduto a Montreal a bordo di un minivan della Société de transport de Montréal (STM), che era andato a recuperare la signora nella sua abitazione.

Appena raggiunto il minivan, l’anziana aveva purtroppo trovato al suo interno altre due persone, una donna e un uomo, e sarebbe stato proprio quest’ultimo ad aggredirla con pugni e schiaffi. A riportare la terribile notizia ci ha pensato il New York Post che ha altresì spiegato che solamente l’intervento dell’autista ha scongiurato conseguenze molto più serie per l’anziana, vista anche la sua età.

“L’aggressore ha picchiato quella donna senza nessuna ragione. Lei era in silenzio e stava facendo un cruciverba” , ha infatti chiosato il conducente asserendo altresì che, sicuramente, l’uomo che ha aggredito l’anziana signora soffrirebbe di una grave forma di disabilità psichica. Inutile dire che la notizia ha lasciato sgomenti tutti, ma soprattutto ha suscitato molta rabbia per un atto violento perpetrato ai danni di una signora di 92 anni.

La storia della signora Hanka Fogelman ha commosso tutti quanti non solo per la violenza subita, ma soprattutto perchè, quando era solamente una bambina, in Polonia dove viveva con i genitori, la sua città fu invasa dai nazisti. Di origine ebrea, fu rinchiusa in un campo di concentramento, e la sua famiglia purtroppo venne giustiziata.

Hanka sopravvisse all’orrore conosciuto da tutti come Olocausto ma, purtroppo, si ritrovò a dover lavorare in fabbrica dove venivano cucite le uniformi per i soldati tedeschi e le divise per i detenuti dei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen. Solamente nel 1945, la donna fu liberata, a pochi giorni dal suo diciannovesimo compleanno e, qualche mese dopo, decise di emigrare in Svezia e, successivamente, in Canada

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