Il suo nome era Saeed Othman Mohammed, ed era uno dei tanti rifugiati mediorientali che affrontano quotidianamente viaggi costellati di orrori indicibili, solo per riuscire a scampare ad un presente che non lascia alcun futuro. Saeed, come molti suoi connazionali, per riuscire ad attraversare l’Europa si era messo nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Aveva dato loro tutto ciò che aveva, con un solo scopo: la speranza di trovare il proprio angolo di pace in questo mondo.
Fazel Hawramy, firma del prestigioso quotidiano d’oltremanica The Guardian, ha raccontato quest’oggi la storia di quest’uomo. O meglio, le sue ultime settimane di vita: la sua lunga traversata dall’Iraq all’Europa, tragicamente conclusasi con la morte all’interno di un camion abbandonato in Austria, in compagnia di altri 70 compagni di viaggio che, come lui, non ce l’hanno fatta.
Era il 24 Agosto quando Saeed aveva chiamato per l’ultima volta la sua famiglia. Era in Ungheria, e la sua meta finale sarebbe stata la Germania. L’uomo-dopo avere già affrontato numerosi pericoli-disse ai familiari che stava solo aspettando l’arrivo dei trafficanti di esseri umani, per tentare il tutto per tutto, in un ultimo viaggio. Quindi riagganciò il ricevitore.
Fu quella l’ultima volta che i suoi cari ebbero sue notizie, fino al ritrovamento del cadavere. Una scoperta avvenuta verso metà Settembre, quando la polizia austriaca trovò Saeed Otham Mohammed ed altri 70 rifugiati rinchiusi all’interno del rimorchio di un camion di surgelati, abbandonato lungo una strada di Parndorf. Erano tutti morti.
Ci vollero giorni per riuscire ad identificare i cadaveri, poiché molti di loro erano già in stato di decomposizione. La storia di Saeed Othman Mohammed è stata ricostruita da Fazel Hawramy attraverso interviste ai familiari, ad alcuni dei compagni di viaggio che lo aiutarono nel suo viaggio dall’Iraq all’Europa, e persino ai trafficanti che gli promisero di condurlo fino in Germania.
Saeed era un meccanico di professione, viveva in Sulaimaniya-la seconda città della regione settentrionale semi-autonoma dell’Iraq-e soffriva di una malattia degenerativa ai reni. uno dei quali era già troppo compromesso per poter essere recuperabile. Quando aveva solo 35 anni, Saeed ne dimostrava già 45, e non sarebbe riuscito a vivere ancora a lungo in assenza di cure adeguate.
Anche per questo il protagonista di questa storia decise di intraprendere il suo viaggio verso l’Europa, destinazione Germania: da meccanico amava le BMW, e sognava di poter avviare un autolavaggio in territorio tedesco. Così decise di affidarsi a Jamal Qamishi, 46enne proprietario di una compagnia turistica locale, conosciuto per il suo passato da trafficante di esseri umani. Il prezzo di Jamal era di 1.000 dollari a persona per attraversare l’Egeo, ed altri 200 solo per raggiungere il confine con la Macedonia.
Ma Saeed ed i 13 compagni con cui partì, preferirono una soluzione più rapida e meno costosa: 9.500 dollari per il pacchetto completo, ed in 10 giorni sarebbero stati tutti in Germania. Parola di Jamal the Guarantee, come amava farsi chiamare il trafficante. “Jamal la Garanzia”. Il 22 Luglio iniziò la traversata: dall’Iraq alla Turchia, dove Saeed girò un video in cui criticava le corrotte autorità curde di Sulaimaniya: “Se dio vorrà ce ne andremo, e non torneremo mai più”.
Parole tragicamente profetiche, che ben presto si sarebbero concretizzate; purtroppo per Saeed però, nella maniera peggiore. Perché dopo l’arrivo in Bulgaria, arrivarono le botte ad opera di nove agenti di polizia, i quali derubarono Saeed ed i suoi amici di portafogli e cellulari, rispedendoli in Turchia dopo il pestaggio. Al secondo tentativo, alcuni dei rifugiati riuscirono a passare il confine. Uno di loro vive ora in Austria, un altro in Finlandia.
Ma Saeed fu ancora sfortunato: venne nuovamente scoperto, ed internato in un campo di detenzione insieme a coloro che non ce l’avevano fatta. Dopo un mese vennero liberati, e con un collega di Jamal the Guarantee provarono la via attraverso la Serbia, dove furono scaricati ad un altro trafficante che li avrebbe condotti fino in Ungheria. Ahmad, fratello maggiore di Saeed, inviò l’equivalente di 600 euro per far sì che l’uomo fosse caricato su una macchina, e non nel rimorchio di un camion.
Il trafficante intascò i soldi, e puntualmente lo caricò nel rimorchio di un camion. Lo stesso in cui Saeed Othman Mohammed morì soffocato, insieme ad altri suoi compagni di viaggio, quando la sua meta finale era ormai così grottescamente vicina. “Nostro fratello lasciò il Kurdistan volontariamente. Ora Allah ce l’ha portato via” ha dichiarato Ahmad, tra le lacrime.