Bulgaria, giovani donne vendute come spose

Al mercato delle spose a Stara Zagora, in Bulgaria, ogni anno vengono vendute le ragazze di età compresa tra i 13 e i 20 anni, con un prezzo che varia dai 2500 ai 5000 euro.

Bulgaria, giovani donne vendute come spose

A Stara Zagora, in Bulgaria, circa 18000 persone appartenenti alla comunità Kalaidzhi si riuniscono ogni anno per partecipare al cosiddetto mercato delle spose, dove si negoziano i prezzi delle ragazze di età compresa tra i 13 e i 20 anni vendute come mogli sulla base di criteri relativi alla verginità e all’aspetto estetico.

È questo il servizio a cui si è dedicata Rajae Bezzaz, inviata di Striscia la Notizia, da sempre impegnata a superare i confini  tra i due mondi, quello orientale e quello occidentale, e capace di superare gli stereotipi culturali e religiosi. 

In occasione della festa di S. Teodoro le giovani donne indossano gli abiti migliori, adornate con orecchini d’oro luccicanti e trucco marcato, dove i genitori presentano le loro figlie ai potenziali futuri mariti che possono scegliere la merce umana, pagando dalle 5mila alle 10mila leva (circa 2500 a 5000 euro), disposti anche a pagare di più fino ad indebitarsi.

E nonostante l’era virtuale dove i ragazzi ammettono di approcciare le ragazze anche tramite i social, partecipano entusiasti al mercato tradizionale in quanto come spiega una madre “Portiamo qui le nostre figlie perché in questo modo possono incontrare i ragazzi, visto che noi non le mandiamo in discoteca”.

Eppure queste modalità, apparentemente normali nella cultura nomade, assumono per la comunità europea l’aspetto del traffico di esseri umani schiavizzati, in quanto è stata scoperta recentemente una vera e propria centrale operativa dello smercio di giovani donne, comprate proprio in Bulgaria come promesse spose, e poi sbarcate nel campo nomadi di Roma di Tor di Quinto, utilizzate come prostitute, ladre e borseggiatrici.

Nonostante l’esistenza di questa pratica medioevale all’interno dell’Unione Europea, in aperta violazione dei principi di autodeterminazione femminile, la Bulgaria nel periodo 2014-20 – secondo la relazione speciale 14/2016 della Corte dei Conti europea – avrebbe ricevuto 143 milioni di euro per l’integrazione delle comunità emarginate, tra le quali la popolazione Kalaidzhi.

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