Babysitter accusata di aver posto fine alla vita del nonno di una bambina di 3 anni

A Royal Oak, nel Michigan, una babysitter di 35 anni è stata arrestata con l’accusa di aver causato la morte di un uomo di 83 anni, nonno della bambina che le era stata affidata, in un episodio che ha sconvolto l’intera comunità locale.

Babysitter accusata di aver posto fine alla vita del nonno di una bambina di 3 anni

Nel tranquillo quartiere residenziale di Royal Oak, alle porte di Detroit, si è verificato un episodio che ha destato grande turbamento tra i residenti. Lo scorso 24 ottobre 2025, Samantha Rae Booth, 35 anni, è stata posta in stato di fermo con l’accusa di omicidio di primo grado dopo la scomparsa di David Ong, 83 anni, il nonno di una bambina di 3 anni.

L’uomo si era recato presso l’abitazione della figlia per sincerarsi delle condizioni della piccola e della babysitter, poiché da ore non riceveva più notizie. Secondo le informazioni diffuse dalla polizia di Royal Oak, l’uomo avrebbe raggiunto la casa in Sheridan Drive per verificare la situazione, ma dopo il suo arrivo non è più stato possibile contattarlo. A quel punto la figlia, preoccupata, ha allertato il cognato, che si è recato sul posto trovando la porta aperta e strani rumori provenienti dal seminterrato.

Scendendo, si sarebbe trovato di fronte una scena confusa, con la babysitter in evidente stato di alterazione e l’anziano contuso. Il cognato, nel tentativo di mettere in salvo la bambina, è riuscito a uscire dall’abitazione e chiedere aiuto ai vicini. Subito dopo, le forze dell’ordine sono intervenute e hanno trovato la donna all’esterno, visibilmente disorientata.

È stata fermata poco dopo e condotta in custodia senza resistenza. Dagli accertamenti successivi è emerso che nella borsa della donna sarebbero stati trovati farmaci e sostanze che potrebbero aver influito sul suo comportamento. Gli investigatori non escludono che l’episodio possa essere stato determinato da un improvviso stato di alterazione o da un crollo psicologico.

La comunità locale, sconvolta dall’accaduto, si è stretta intorno alla famiglia della bambina, rimasta illesa ma comprensibilmente provata. Durante la prima fase delle indagini, la 35enne è apparsa confusa e poco collaborativa. Secondo quanto riportato da alcuni media locali, al momento della prima udienza online avrebbe rifiutato di partecipare, restando distesa nella cella. La giudice ha quindi disposto la detenzione senza cauzione, in attesa della valutazione psichiatrica e dell’esame tossicologico, che dovranno chiarire le cause reali del gesto.

Il caso ha aperto un ampio dibattito negli Stati Uniti sulla sicurezza dei bambini affidati a figure di cura esterne e sulla necessità di controlli più approfonditi per chi lavora nel settore domestico. Gli esperti di salute pubblica hanno inoltre evidenziato l’urgenza di rafforzare le campagne di sensibilizzazione contro l’uso improprio di sostanze psicoattive, spesso alla base di comportamenti irrazionali.

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