Australiana arrestata per aver avvelenato la figlia per ottenere donazioni e like sui social

Un caso sconvolgente scuote l’Australia, dove una donna di 34 anni è stata arrestata con accuse gravissime dopo aver avvelenato la propria figlia di un anno per raccogliere donazioni e aumentare i suoi follower sui social.

Australiana arrestata per aver avvelenato la figlia per ottenere donazioni e like sui social

L’influencer originaria del Queensland, il cui nome è stato mantenuto riservato, è stata accusata di tortura, somministrazione di veleno, sfruttamento minorile e frode. La sua tragica storia è venuta alla luce grazie a un’indagine scattata dopo una segnalazione da parte di medici, che avevano notato strane incongruenze nel comportamento della bambina di appena un anno. Secondo quanto riportato dalle autorità, tra agosto e ottobre 2024 la donna avrebbe somministrato alla figlia diversi farmaci, tra cui sostanze da prescrizione e medicinali non autorizzati, senza il consenso dei medici.

La madre documentava meticolosamente ogni momento della presunta sofferenza della bambina, pubblicando foto e video sui suoi profili social. In queste immagini, la piccola appariva sofferente e malata, con la madre che attribuiva la sua condizione a una presunta malattia terminale. Questo comportamento aveva l’obiettivo di suscitare compassione tra i suoi follower, ottenendo così donazioni ingenti e una crescita esponenziale dei suoi follower.

I post, che sembravano raccontare una storia tragica e commovente, erano molto apprezzati dagli utenti, e grazie a questa “strategia” la donna era riuscita a raccogliere ben 60 mila dollari australiani (circa 36.228 euro) tramite il sito di crowdfunding GoFundMe. Tuttavia, dopo che la piccola è stata ricoverata in ospedale per un grave episodio clinico lo scorso ottobre, i medici hanno iniziato a sospettare che ci fosse qualcosa di anomalo.

Subito dopo, sono stati effettuati test che hanno confermato la presenza di farmaci non autorizzati nel corpo della bambina, portando così all’apertura dell’indagine. Gli investigatori hanno ricostruito il comportamento della donna, che avrebbe agito con grande determinazione per ottenere farmaci non autorizzati, anche attraverso l’uso di medicinali appartenenti a un’altra persona che viveva nella stessa casa.

Le autorità hanno rivelato che, oltre ad avvelenare la figlia, la donna aveva cercato di nascondere il suo comportamento, facendo in modo che nessuno scoprisse la sua vera intenzione. Al termine delle indagini, la donna è stata arrestata e accusata formalmente di torture e sfruttamento minorile. La polizia ha avviato ulteriori indagini su altre persone che potrebbero essere state coinvolte, ma finora non sono emerse prove sufficienti per incriminare altri individui.

La notizia dell’arresto ha scosso profondamente la comunità, suscitando indignazione e rabbia nei confronti della madre. L’ispettore di polizia del Queensland, Paul Dalton, ha commentato l’accaduto, definendo “ripugnante” il comportamento della donna. “Non ci sono parole per descrivere quanto siano ripugnanti reati di questa natura”, ha dichiarato. Intanto, GoFundMe ha cercato di correre ai ripari, iniziando il processo di rimborso delle donazioni che la donna aveva ricevuto tramite la piattaforma. La vicenda solleva importanti interrogativi sul confine tra la ricerca di visibilità sui social media e il rispetto della privacy e del benessere dei minori. 

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