Australia: è morto il ragazzo rimasto paralizzato per 8 anni dopo aver mangiato per gioco una lumaca

Quella che aveva la parvenza di una semplice goliardata, si è presto tramutata in un incubo. Avendo mangiato per gioco una lumaca infetta, un giovane australiano è morto dopo otto anni vissuti su di una sedia a rotelle.

Australia: è morto il ragazzo rimasto paralizzato per 8 anni dopo aver mangiato per gioco una lumaca

Doveva essere un semplice gioco, invece altro non è stato che l’inizio di un incubo che lo ha lentamente portato alla morte.

Dopo otto anni trascorsi su di una sedia a rotelle, il giovane Sam Ballard è infatti spirato ponendo fine alle sue lunghissime sofferenze. 

La storia di Sam

Nel 2010 il rugbista australiano decide per gioco di mangiare una lumaca. Quella che all’apparenza sembra essere la classica prova sciocca partorita dalle menti di un gruppo di amici, nel giro di poco tempo si tramuta in una sofferenza senza alcuna via di uscita.  

Alcuni giorni dopo aver accettato la disgustosa sfida, Sam comincia a non sentirsi bene. Il ragazzo lamenta un forte dolore alle gambe, e cade improvvisamente in un coma profondo. Il giovane che all’epoca aveva 19 anni, rimane in quello stato per oltre un anno. Al risveglio scopre suo malgrado di non essere più in grado di camminare.  

I medici intanto erano riusciti a diagnosticare la causa del suo male. Dalle analisi era infatti emerso che mangiando quella lumaca, il giovane era stato contagiato dall’Angiostrongylus cantonensis, un parassita che non di rado si trova anche nei ratti e che può provocare la meningite eosinofila. La patologia molto grave si manifesta con sintomi come nausea, vomito, rigidezza del collo e violenti mal di testa. Nei casi più gravi come quello di Sam, può degenerare comportando delle conseguenze molto più debilitanti come ariflessia, quadriparesi, insufficienza respiratoria e atrofia muscolare.

Rimasto tetraplegico, Sam per muoversi doveva far uso di una sedia a rotelle motorizzata. Ciononostante ha sempre cercato di combattere quella malattia che lo stava progressivamente indebolendo. Nel suo lungo calvario non gli è mai mancato il sostegno dei parenti e degli amici, rimasti al suo fianco fino all’ultimo momento. Prima di spirare ha solo fatto in tempo a dire “ti amo mamma”.

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