Non ci sarà alcuna pietà per Raif Badawi, il giovane blogger saudita arrestato in patria per aver professato le sue idee liberali, ed essersi dichiarato apertamente ateo. Dal 2008 al 2012 Badawi, attraverso il sito Saudi Free Liberals Forum, aveva combattuto contro il fanatismo religioso delle istituzioni dell’Arabia Saudita, diventando con il tempo una vera e propria icona dei liberi pensatori arabi. Il blogger, grazie al proprio successo, stava però diventando una spina nel fianco per gli estremisti sauditi. Per questo, il 17 Giugno 2012 era stato arrestato dalle autorità dell’Arabia Saudita.
Ma Raif non ha mai perso il suo spirito combattivo, neanche dopo essere stato gettato da “eretico” nelle durissime carceri locali. Così quando è avvenuto l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, il blogger l’ha attaccato definendo “codardi” i responsabili del gesto. Un’ennesima sfida lanciata al governo, ostile allo Stato Islamico solo di facciata (tant’è che lo stesso Obama ha più volte manifestato-indirettamente-il desiderio di prendere le distanze dal Paese del Golfo, proprio per via della sua vicinanza alla causa dei terroristi), che non poteva rimanere impunita.
Così, poche ore più tardi, è arrivata la terribile rappresaglia: Raif era stato condannato dal tribunale religioso a ricevere 1000 frustate, pagare una multa di un milione di Rial e trascorrere 10 anni in carcere per apostasia. E le prime 50 erano arrivate a Gennaio,proprio in seguito a quel commento. Ma un medico aveva stabilito che vista la profondità delle lacerazioni derivante dalla prima “sessione”, non avrebbe potuto sopportarne altre in un così breve periodo.
Per questa ragione la pena era stata temporaneamente congelata. Ma nonostante la solidarietà internazionale e quella di alcuni accademici sauditi, la Corte Suprema di Riad ha confermato la condanna, annunciando la ripresa della fustigazione. A nulla è valso, per ora, l’interessamento al caso di Amnesty International e di varie altre associazioni per i diritti umani: ad ogni venerdì, l’uomo dovrà rimanere inginocchiato, in catene, di fronte alla folla di fanatici in festa, per ricevere 50 frustate. Una pena che dovrà durare altre 19 settimane, fino a quando non le avrà scontate tutte e mille.
La vicenda ha avuto forti ripercussioni anche sui familiari di Raif: sua moglie Ensaf Haider ed i tre figli della coppia sono dovuti fuggire in Canada, mentre il padre dell’uomo si è presentato ad un programma televisivo solo per annunciare di volerlo diseredare. “Temo che i pensatori arabi emigreranno in cerca di aria fresca, per sfuggire alla spada delle autorità religiose” aveva profetizzato Raif nel 2010. Uno scenario tutt’altro che impensabile, visto il trattamento riservato in Arabia al blogger reo di essersi proclamato a favore del libero pensiero.