Anziana trovata senza vita e nascosta in una valigia: il caso che interroga sulla fragilità degli anziani soli

Il caso di Judy Hurley a Portland mette in luce in modo drammatico e inquietante i rischi legati alla solitudine e alla mancanza di adeguata tutela per gli anziani più fragili.

Anziana trovata senza vita e nascosta in una valigia: il caso che interroga sulla fragilità degli anziani soli

La condizione degli anziani che vivono da soli, spesso alle prese con patologie invalidanti e con una rete sociale ridotta al minimo, continua a rappresentare una delle criticità più sottovalutate nelle grandi città occidentali. Una vicenda emersa a Portland, nello Stato dell’Oregon, ha riportato con forza l’attenzione su questo tema, mostrando come situazioni di apparente normalità possano degenerare fino a esiti fatali quando vengono meno tutela, controllo e assistenza continuativa.

La protagonista di questa storia è Judy Hurley, una donna di 80 anni con gravi difficoltà motorie, costretta a letto e priva di familiari stretti che potessero occuparsi stabilmente di lei. Viveva da sola nella sua abitazione nel quartiere di St. John’s, una zona residenziale considerata tranquilla, dove nulla lasciava presagire quanto sarebbe accaduto. In passato, la donna aveva ricevuto aiuto da una coppia del posto, Justin Misner e Leslie Ortiz, che l’avevano sostenuta durante un periodo delicato, accompagnandola anche nel trasferimento temporaneo in una struttura di riposo.

Per motivi legati alle sue condizioni di salute, Judy Hurley fu però costretta a rientrare nella sua abitazione, nonostante l’evidente difficoltà a gestire autonomamente la quotidianità. È in questa fase che la situazione è progressivamente sfuggita di mano. La casa, approfittando della vulnerabilità della proprietaria, sarebbe stata occupata da persone estranee, entrate senza alcun titolo e rimaste all’interno dell’edificio per un periodo prolungato.

Secondo quanto riferito da Misner, l’abitazione si era trasformata in una sorta di punto di riferimento per attività illecite, con un continuo via vai di individui sconosciuti. Judy Hurley, relegata al piano inferiore e impossibilitata a muoversi, non aveva piena consapevolezza di chi stesse vivendo sopra di lei, né degli episodi che si verificavano all’interno della casa. Una condizione di isolamento totale, aggravata dalla dipendenza fisica e dall’assenza di un supporto istituzionale adeguato.

La vicenda ha assunto contorni ancora più inquietanti quando, il 17 febbraio 2025, le autorità hanno rinvenuto il corpo senza vita della donna all’interno di una valigia abbandonata lungo la riva occidentale del fiume Willamette. La scoperta ha dato immediatamente il via a un’indagine approfondita da parte dello sceriffo della contea di Multnomah, che ha ricostruito gli ultimi giorni della donna e il contesto in cui aveva vissuto. Le indagini hanno condotto all’arresto di Michael Moody, 54 anni, identificato come uno degli occupanti abusivi dell’abitazione. L’uomo è stato incriminato con  @ccuse pesanti, legate alla responsabilità per quanto accaduto e alla successiva gestione del corpo della donna. Gli investigatori ritengono che Judy Hurley abbia perso la vita mentre si trovava indifesa nella sua stessa casa, un luogo che avrebbe dovuto rappresentare protezione e sicurezza.

La notizia ha profondamente colpito chi la conosceva. Misner e Ortiz hanno ricordato Judy come una persona gentile e fiduciosa, sottolineando come qualcuno abbia approfittato della sua disponibilità e della sua fragilità. Le loro parole riflettono un sentimento diffuso nella comunità locale, che oggi si interroga su come sia stato possibile che una donna anziana e non autosufficiente sia rimasta così a lungo senza un controllo adeguato.

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