Sequestri, torturi, stupri, omicidi extragiudiziali ed esecuzioni sommarie: sono queste le accuse che pendono sui paramilitari di Hamas, provenienti dall’ong Amnesty International. Nel corso dei 50 giorni di conflitto risalenti al 2014, Hamas si è macchiato di “Crimini ed abusi orrendi”, come denunciato a AI nel rapporto intitolato: “Rapimenti, torture e uccisioni sommarie”, stilato dall’organizzazione non governativa per accendere i riflettori sulla campagna del terrore portata avanti dai paramilitari islamisti ai danni dei comuni cittadini.
Amnesty ha infatti ufficialmente richiesto l’apertura di un’indagine indipendente riguardo all’uccisione di almeno 23 palestinesi, perlopiù esponenti del partito rivale di Hamas, al-Fatah, ed alle torture subite da decine di altri loro connazionali. Tra gli episodi più clamorosi citati da Amnesty International figura l’incredibile esecuzione di 6 civili da parte di alcuni membri di Hamas, avvenuta lo scorso 22 Agosto 2014 in corrispondenza della moschea al-Omari di Gaza; in quel caso le sei persone vennero incappucciate, fatte inginocchiare e massacrate davanti agli occhi di centinaia di spettatori inermi, compresi donne e bambini.
Nel rapporto di AI, si può leggere che: “Queste azioni che fanno rabbrividire, alcune delle quali rientrano tra i crimini di guerra, sono state concepite per motivi di vendetta e nell’intento di disseminare la paura nella Striscia di Gaza”. I riferimenti sono dettagliati per quanto possibile, e vengono citate-oltre alle uccisioni comprovate-anche morti sospette avvenute all’interno delle carceri, solitamente in seguito a torture reiterate, e sparizioni improvvise di civili “percepiti come avversari politici”.
Nonostante l’accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah dunque, il governo di unità nazionale non ha mai attecchito, ma è sempre stato niente più che uno specchietto per allodole: islamisti e nazionalisti non sono infatti mai stati più in guerra di quanto non siano ora.