Errore, è la versione ufficiale delle forze armate americane, ma la situazione è ben più complessa di quel che possa sembrare. I caccia della Nato, infatti, hanno bombardato per oltre mezz’ora il centro traumatologico di Medici Senza Frontiere a Kunduz, città che è caduta sotto le mani dei talebani da oltre un decennio. Bilancio: oltre 20 morti, di cui 3 bambini.
I dubbi nascono dalle dichiarazioni del governo afghano, che afferma che all’interno dell’ospedale “erano nascosti alcuni terroristi“, il che trasformerebbe il bombardamento non in un errore, bensì in una vera e propria operazione militare. A questo punto interviene l’ONU, che ‘minaccia’ gli Usa (gli aerei erano americani) affermando che quel bombardamento, avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 ottobre, potrebbe anche essere considerato crimine di guerra, qualora le indagini ne evidenziassero la volontarietà.
Il colonnello Brian Tribus, portavoce delle forze armate americane in Afghanistan, ha subito affermato che l’attacco alla città avrebbe avuto come effetto collaterale il “danneggiamento di una struttura ospedaliera”, facendo capire che si è appunto trattato di un errore. Ma è l’affermazione di Seddiq Seddiqi, portavoce del Ministro degli Interni afghano, a gettare ombre sulla veridicità delle parole di Tribus: “negli scontri con le truppe governative, i terroristi hanno deciso di nascondersi nell’ospedale”, precisando che nell’attacc “sono morti anche tutti i terroristi”, anche se resta il cordoglio per le vittime innocenti.
Nella serata di ieri, il segretario della Difesa americano Ash Carter dichiara: “Stiamo cercando di determinare cosa sia successo esattamente e voglio esprimere il mio cordoglio alle persone colpite. Un’indagine completa sui tragici fatti è in corso in coordinamento con il governo afghano”. Medici Senza Frontiere, tramite Twitter, ha descritto il bombardamento degli americani, durato oltre mezz’ora, e ha specificato che “tutte le parti in conflitto, incluse Kabul e Washington, conoscevano le coordinate delle nostre strutture già da mesi”. Il portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, ha dichiarato inoltre che al momento dell’attacco nessuno dei suoi combattenti era presente nell’ospedale.