Una donna di circa 30 anni (27 secondo alcune fonti, 32 a detta di altre), in Afghanistan, è stata picchiata, linciata dalla folla ed il suo cadavere è poi stato dato alle fiamme. La vittima aveva bruciato alcune copie del Corano, libro sacro ai musulmani. Ma questa volta l’Isis non c’entra: gli autori del folle gesto sono infatti stati gli stessi civili afghani, guidati nello scempio dalla delirante degenerazione di un sentimento religioso barbaro, totalitario e dittatoriale. Secondo quando riferiscono i media locali la donna rispondeva al nome di Farkhunda, ed un funzionario di polizia ha poi confermato che era affetta da gravi problemi psichici da almeno 16 anni. Fakhunda si era recata all’interno della moschea Shah-Do Shamshira di Kabul (nome che letteralmente significa Moschea delle Due Spade), conosciuta anche come la Moschea Gialla, nei pressi dell’ambasciata statunitense in Afghanistan. Una volta giunta lì, aveva dato fuoco a quattro o cinque copie del Corano, di fronte ai musulmani riuniti in preghiera.
Un affronto che la donna ha pagato a prezzo carissimo: la folla inferocita si è infatti subito gettata contro la ragazza, immobilizzandola e gettandola a terra. Poi, una volta costretta contro una ringhiera, senza possibilità di fuga, hanno iniziato a massacrarla con calci e pestoni, facendo letteralmente a gara per riuscire a rifilarle un colpo. Qualcuno afferra un bastone, per infierire sul corpo della donna riversa al suolo. In molti riprendono la scena con gli smartphone. La folla poi si ferma, esulta festante, gli uomini si abbracciano e si scambiano gesti di soddisfazione reciproca. Non è chiaro se Farkhunda sia già morta o meno.
Poi si scatena una nuova ondata di violenza, e gli aggressori riprendono picchiare. Altre bastonate, uno di loro solleva una grossa pietra sopra la testa, e la scaglia sul corpo della donna, oramai dilaniato dalle innumerevoli percosse. Il video che sta girando in rete è terrificante, le immagini della morte di Farkhunda sono state ovviamente oscurate, ma il contenuto esprime comunque una violenza incredibile, incommentabile. Il cadavere della donna è stato poi bruciato sulle rive del fiume Kabul, davanti allo sguardo accondiscendente degli agenti di polizia, che hanno approvato il linciaggio senza intervenire.
Nonostante migliaia di persone in Afghanistan abbiano già denunciato l’omicidio, mettendo in comune gli aggressori ed i miliziani dell’Isis, molti altri cittadini si sono invece detti a favore del massacro. Uno di questi epigoni di Torquemada è Sharaf Baghlany, che sul suo profilo Facebook ha scritto: “Auguri ai musulmani, questo pomeriggio alle 16 una donna ha bruciato copie del Corano nella moschea. E’ stata prima uccisa dalla nobile gente di Kabul, compreso me, e poi il suo cadavere è stato incendiato”. Verrebbe da scrivere altro. Scegliamo di fermarci qui, per amor di deontologia.