Figura anche un italiano tra le quattordici vittime dell’attentato al Guest House Park Plaza di Kabul, avvenuto nella serata di ieri, e durato per ben sette ore. Un lasso di tempo lunghissimo, nel corso del quale i talebani hanno potuto dedicarsi al loro personalissimo “gioco al massacro” con tutti gli ospiti dell’hotel. Tutto è accaduto quando questi ultimi si trovavano nel giardino della struttura, in attesa dell’inizio di un concerto. Ma la suggestione di una tranquilla serata tra verdi alberi e note musicali si è ben presto trasformata in tragedia, quando i terroristi hanno fatto irruzione.
A Kabul gli hotel sono particolarmente rigidi nei confronti dei controlli di sicurezza, ed il Guest House Park Plaza non fa eccezione. Per questo i talebani si sono muniti di esplosivi per riuscire a neutralizzare i check point della struttura, e di armi da fuoco per continuare il lavoro una volta penetrati. Con la ferocia che li ha sempre contraddistinti, i fondamentalisti islamici hanno iniziato una caccia allo straniero andata avanti letteralmente per ore, camera per camera; il bilancio finale è stato di 14 vittime, 6 feriti e 54 ostaggi liberati.
Tra i morti, si diceva, c’è Alessandro Abati, 48enne esperto di diritto internazionale nel campo del Public Private Partnership, già impegnato in fronti caldi come il Medio Oriente e l’Asia centrale, ma anche i Balcani e l’Europa dell’Est, da circa quindici anni. Con lui è stata uccisa anche Aigerim Abdulayeva, la sua compagna kazaka; avrebbero dovuto sposarsi di lì a poco. Si suppone che il raid sia stato una rappresaglia organizzata per “inaugurare” la partenza di Nawaz Zarif (avvenuta il giorno prima); il premier pakistano è infatti particolarmente attivo nella lotta ai talebani, e nel corso della visita ha offerto il proprio supporto a Kabul.
Sebbene le stime della Farnesina parlino di un solo italiano ucciso tuttavia, i media locali riferiscono che sarebbero due i nostri connazionali deceduti in seguito al raid. Queste indiscrezioni non sono però ancora state ufficialmente confermate né smentite.