La storia di Alice ed Ellen Kessler si conclude così, nello stesso modo in cui era iniziata: insieme. Le celebri gemelle tedesche, protagoniste per decenni dello spettacolo internazionale e amatissime anche in Italia, sono state trovate senza vita nella loro abitazione di Gruenwald, vicino a Monaco di Baviera.
Avevano 89 anni. La loro biografia, fatta di palcoscenici, televisione, tournée e un rapporto simbiotico alimentato da talento e disciplina, si è intrecciata fino all’ultimo istante. La stampa tedesca, in particolare il quotidiano «Bild», ha riferito che le due sorelle avrebbero scelto un percorso di fine vita assistita, una decisione maturata nel rispetto reciproco e nel forte legame che le ha unite fin dalla nascita.
Il desiderio di condividere ogni capitolo della loro esistenza era stato espresso chiaramente nel giorno del loro 88esimo compleanno, quando avevano dichiarato di voler lasciare questo mondo lo stesso giorno, trovando insopportabile l’idea che una delle due potesse restare sola. La loro scomparsa ha portato sul posto le autorità bavaresi, che hanno avviato gli accertamenti necessari.
Fonti tedesche hanno sottolineato come non ci siano elementi riconducibili a responsabilità esterne, rafforzando l’idea di una scelta ponderata e condivisa. Nate il 20 agosto 1936 a Nerchau, in Sassonia, le Kessler hanno costruito una carriera luminosa che ha attraversato più generazioni. I loro esordi, nel contesto del dopoguerra, portarono un’energia nuova e un tocco di modernità nella danza televisiva europea. In Italia diventarono un simbolo, entrando nell’immaginario collettivo attraverso varietà come Giardino d’inverno, Studio 1 e Canzonissima.
La loro presenza scenica elegante e perfettamente sincronizzata le rese note anche come “le gambe della nazione”, etichetta che conviveva con un’immagine sempre misurata e professionale. Il loro contributo artistico ha lasciato un’impronta nel panorama dello spettacolo: coreografie curate, melodie entrate nella memoria popolare come Da-Da-Umpa e La notte è piccola per noi, e la capacità di rinnovarsi pur mantenendo un’identità ben definita.
Nel 1988 si cimentarono anche in ruoli distinti nel programma La fabbrica dei sogni, pur restando legate da una vicinanza che non venne mai meno nemmeno nella vita privata. Non si sposarono, pur avendo vissuto relazioni importanti, e decisero di vivere in abitazioni speculari, una di fronte all’altra, quasi a replicare quella simmetria che aveva accompagnato tutta la loro carriera. Il loro senso di solidarietà si manifestò anche in gesti concreti: nel 2006 donarono interamente il loro patrimonio a Medici Senza Frontiere, a conferma di una sensibilità che andava oltre la scena e i riflettori. Avevano espresso il desiderio di essere commemorate insieme, in un’unica urna accanto alle ceneri della madre Elsa e del loro cane Yellow, volendo proseguire simbolicamente un percorso che non si è mai interrotto.