L’intesa tra Israele e Hamas sulla Striscia di Gaza rappresenta un passo storico verso la riduzione delle tensioni nella regione, sebbene restino ancora numerosi punti da chiarire. La cosiddetta “fase 1” del piano, elaborata dall’ex presidente Donald Trump e dai suoi consiglieri, si concentra principalmente su tre obiettivi immediati: il cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e il ritiro parziale delle truppe israeliane.
Il cessate il fuoco dovrebbe entrare in vigore entro 24 ore dall’approvazione del governo israeliano, come confermato da Tel Aviv, mentre il ritiro iniziale delle forze militari israeliane sarà limitato a una “linea gialla” stabilita dagli Stati Uniti. Questo permetterà a Israele di mantenere il controllo su circa metà della Striscia, con una fascia di sicurezza variabile tra 1,5 e 6,5 chilometri di profondità. Lo spostamento delle truppe consentirà inoltre a Hamas di localizzare gli ostaggi ancora rinchiusi nei tunnel sotterranei di Gaza e preparare lo scambio, previsto entro 72 ore dal completamento del ritiro.
Attualmente, a Gaza rimangono 48 ostaggi israeliani, di cui circa 20 sarebbero ancora vivi secondo le stime degli intermediari. Il rilascio dei prigionieri palestinesi in cambio degli ostaggi resta un nodo critico. Israele è riluttante a liberare i circa 250 detenuti condannati all’ergastolo, mentre altri 1.700 prigionieri si trovano nei centri di detenzione all’interno della Striscia.
La trattativa su questo fronte rimane delicata e potrebbe influire sul ritmo con cui la fase iniziale dell’accordo sarà implementata. Nonostante l’annuncio ufficiale di Trump e il cauto ottimismo registrato nella regione, il percorso verso una pace duratura appare ancora lungo e complesso. Alcuni membri del governo israeliano, come l’estremista Bezalel Smotrich, hanno già espresso contrarietà all’accordo, sottolineando le difficoltà politiche interne nel sostenerlo.
La popolazione civile, invece, ha reagito con festeggiamenti in alcune zone di Gaza, segnalando una speranza diffusa per la fine dei combattimenti. L’ONU, tramite il segretario generale Antonio Guterres, ha accolto favorevolmente l’accordo, ribadendo la necessità di rispettarne i termini, garantire il cessate il fuoco e permettere il libero accesso agli aiuti umanitari.
Tra i colossi dell’aerea, l’Iran ha espresso apprezzamento per l’accordo di cessate il fuoco a Gaza, che vede coinvolti Hamas, da tempo sostenuto dal Paese, e Israele, suo storico avversario. In una nota ufficiale, il Ministero degli Esteri iraniano ha sottolineato che Teheran ha sempre appoggiato iniziative volte a porre fine al conflitto, garantire il ritiro delle forze israeliane, consentire l’invio di aiuti umanitari, promuovere il rilascio dei prigionieri palestinesi e salvaguardare i diritti fondamentali della popolazione palestinese.
Sui social, Netanyahu ha rivolto un elogio diretto a Trump, scrivendo su X che al leader statunitense spetterebbe il Nobel per la Pace per il ruolo svolto nella mediazione. Inoltre, la Presidenza israeliana ha confermato che, a causa della liberazione degli ostaggi e della visita imminente di Trump a Gerusalemme, la tradizionale celebrazione della Sukkà aperta, prevista per la prossima domenica, è stata annullata per ragioni di sicurezza e logistica.